Nuovo polo oncologico tra Asl e privati
Accolta la proposta di un raggruppamento di imprese di Bologna e San Giovanni Teatino: ora parte la gara per i lavori
CHIETI. Via libera al nuovo polo oncologico dell’ospedale di Chieti. Funzionerà con tre nuove macchine per la radioterapia, al posto delle due attuali, due nuovi bunker sotterranei, una sala per la Pet Tac, attualmente ospitata su un camion parcheggiato vicino all’ospedale, e anche un sito dedicato alla risonanza magnetica che ora si fa nella vicina università d’Annunzio. Il nuovo polo può diventare realtà grazie a un project financing (tecnicamente un “partenariato pubblico-privato”) che ha appena ricevuto il parere positivo della Asl. Ora occorre però che l’azienda sanitaria diretta da Pasquale Flacco metta subito a gara il progetto. Una volta stabilito chi dovrà realizzare le opere, serviranno 22 mesi per la realizzarle. Nei primi sei mesi dei lavori dovrà arrivare necessariamente il primo dei tre acceleratori lineari nuovi, per sostituire la macchina che attualmente funziona a singhiozzo, provocando serissimi problemi al reparto di Radiologia diretto da Domenico Genovesi.
IL PROGETTO. La proposta è stata presentata il 13 aprile del 2017 dal raggruppamento di imprese formato dalla bolognese Medipass, che realizza e gestisce servizi avanzati ad alta tecnologia di diagnostica per immagini e di diagnosi e terapia oncologica, e la società edile di San Giovanni Teatino Sim Project. La proposta prevede che il privato si faccia carico dell’intero investimento di 24,6 milioni di euro. Si rifarà del capitale sborsato gestendo i servizi per 11 anni e 6 mesi, introitando cioè le tariffe delle prestazioni sanitarie erogate. Il progetto verrà realizzato a step. Nei primi sei mesi dovrà arrivare il nuovo acceleratore lineare per sostituire quello che crea i maggiori problemi al reparto. Nel frattempo verranno realizzati i due nuovi bunker sotterranei che si svilupperanno verso l’entrata dell’ospedale. Mentre si procederà alle opere edili, comprese quelle per la Tac Pec e la risonanza magnetica, arriveranno prima il secondo acceleratore lineare nuovo e poi anche il terzo. Ogni acceleratore costa circa 2 milioni di euro. Il reparto di Genovesi ne ha assoluto bisogno perché ora può soddisfare solo due terzi della domanda, costringendo un terzo dei malati di tumore ad andare altrove. Le costruzioni sotterranee non andranno a incidere con i lavori per la costruzione del nuovo ospedale secondo il progetto di finanza presentato dal gruppo Maltauro che ha avuto il via libera della Regione e che però deve ancora essere messo a gara.
LA CONVENIENZA. La proposta è apparsa conveniente per vari motivi. Innanzitutto la carenza di fondi pubblici per il settore e poi anche il fatto che solo per mantenere l’insufficiente dotazione tecnologica attuale la Asl spende 8 milioni e mezzo di euro l’anno. Con il nuovo parco tecnologico, la Radioterapia non dovrà più rimandare a casa i pazienti e potrà far fronte alle 1.200 domande che arrivano ogni anno. Il reparto di Genovesi, lavorando solo con due acceleratori lineari, ha potuto sinora soddisfare solo circa 800 richieste rendendo 60mila prestazioni l’anno, seppur con grandissimi sacrifici del personale alle prese con un acceleratore lineare che non garantisce più un lavoro costante durante l’anno. Tanto è vero che i costi di manutenzione all’anno sono pari a 410mila euro. L’ospedale potrà inoltre contare su una Pet Tac fissa, mentre ora utilizza un camion parcheggiato in un cortile dove vengono indirizzati i 1.900 pazienti trattati ogni anno, con spese di noleggio per 407 mila euro l’anno. Per la risonanza magnetica sono invece impiegate apparecchiature della d’Annunzio che si trovano all’Itab, pagando 350 mila euro l’anno. C’è poi la mobilità passiva generata dalla difficoltà di rispondere alle richieste, che nel 2016 si è attestata a 4,9 milioni di euro.
IL PRIMARIO. «La proposta», ha detto Genovesi, «consente una riduzione dei costi di realizzazione e gestione, un miglioramento della qualità dei servizi offerti e un incremento della redditività. Una scelta ottimale, che permetterà all’ospedale di dare più prestazioni e di migliore qualità, riducendo i tempi d’attesa».
IL PROGETTO. La proposta è stata presentata il 13 aprile del 2017 dal raggruppamento di imprese formato dalla bolognese Medipass, che realizza e gestisce servizi avanzati ad alta tecnologia di diagnostica per immagini e di diagnosi e terapia oncologica, e la società edile di San Giovanni Teatino Sim Project. La proposta prevede che il privato si faccia carico dell’intero investimento di 24,6 milioni di euro. Si rifarà del capitale sborsato gestendo i servizi per 11 anni e 6 mesi, introitando cioè le tariffe delle prestazioni sanitarie erogate. Il progetto verrà realizzato a step. Nei primi sei mesi dovrà arrivare il nuovo acceleratore lineare per sostituire quello che crea i maggiori problemi al reparto. Nel frattempo verranno realizzati i due nuovi bunker sotterranei che si svilupperanno verso l’entrata dell’ospedale. Mentre si procederà alle opere edili, comprese quelle per la Tac Pec e la risonanza magnetica, arriveranno prima il secondo acceleratore lineare nuovo e poi anche il terzo. Ogni acceleratore costa circa 2 milioni di euro. Il reparto di Genovesi ne ha assoluto bisogno perché ora può soddisfare solo due terzi della domanda, costringendo un terzo dei malati di tumore ad andare altrove. Le costruzioni sotterranee non andranno a incidere con i lavori per la costruzione del nuovo ospedale secondo il progetto di finanza presentato dal gruppo Maltauro che ha avuto il via libera della Regione e che però deve ancora essere messo a gara.
LA CONVENIENZA. La proposta è apparsa conveniente per vari motivi. Innanzitutto la carenza di fondi pubblici per il settore e poi anche il fatto che solo per mantenere l’insufficiente dotazione tecnologica attuale la Asl spende 8 milioni e mezzo di euro l’anno. Con il nuovo parco tecnologico, la Radioterapia non dovrà più rimandare a casa i pazienti e potrà far fronte alle 1.200 domande che arrivano ogni anno. Il reparto di Genovesi, lavorando solo con due acceleratori lineari, ha potuto sinora soddisfare solo circa 800 richieste rendendo 60mila prestazioni l’anno, seppur con grandissimi sacrifici del personale alle prese con un acceleratore lineare che non garantisce più un lavoro costante durante l’anno. Tanto è vero che i costi di manutenzione all’anno sono pari a 410mila euro. L’ospedale potrà inoltre contare su una Pet Tac fissa, mentre ora utilizza un camion parcheggiato in un cortile dove vengono indirizzati i 1.900 pazienti trattati ogni anno, con spese di noleggio per 407 mila euro l’anno. Per la risonanza magnetica sono invece impiegate apparecchiature della d’Annunzio che si trovano all’Itab, pagando 350 mila euro l’anno. C’è poi la mobilità passiva generata dalla difficoltà di rispondere alle richieste, che nel 2016 si è attestata a 4,9 milioni di euro.
IL PRIMARIO. «La proposta», ha detto Genovesi, «consente una riduzione dei costi di realizzazione e gestione, un miglioramento della qualità dei servizi offerti e un incremento della redditività. Una scelta ottimale, che permetterà all’ospedale di dare più prestazioni e di migliore qualità, riducendo i tempi d’attesa».