Omicidio, Pagano condannato a 15 anni

Per il gup il giovane è l’assassino della vicina di casa Paganelli derubata di 60 euro: sconto di pena con il rito abbreviato

SAN SALVO. Non appena il giudice del tribunale di Vasto ha letto la sentenza, non è riuscito a contenere la commozione. Ha avuto un sussulto e ha abbassato la testa mentre la madre usciva dall’aula per raggiungere il marito. Vito Pagano, 28 anni, il giovane di San Salvo accusato di avere ucciso la notte del 14 agosto 2012 Albina Paganelli, 68 anni, nella sua abitazione di via Fedro con 18 coltellate dopo averla derubata di 60 euro, è stato condannato ieri dal giudice Anna Rosa Capuozzo per il solo reato di omicidio a 15 anni e 4 mesi di reclusione, il risarcimento del danno da quantificare in separata sede, il pagamento di 3.600 euro per le spese processuali e l’interdizione dai pubblici uffici. L’imputato è stato assolto dall’accusa di calunnia. Le attenuanti generiche hanno prevalso sulle aggravanti.

Tenuto conto della riduzione della pena di un terzo grazie al rito abbreviato, della dipendenza dalla droga che ha determinato nel giovane uno stato patologico foriero di comportamenti irrazionali, del pentimento del giovane e del risarcimento ai familiari della vittima, Pagano ha ottenuto la riduzione della pena prevista per il reato di omicidio da 21 anni a 15 anni e 4 mesi. Il giovane fu arrestato dai carabinieri.

Soddisfatta la difesa dell’imputato. «Il giudice ha accolto in pieno le nostre motivazioni. Come è stato evidenziato dalla perizia, Pagano è capace di intendere ma soffre di una forma di narcisismo che determina interruzioni di razionalità», ha dichiarato a caldo l’avvocato Fiorenzo Cieri, difensore di Pagano insieme alla collega Clementina De Virgilis. «Il giudice», ha ripreso l’avvocato Cieri, «ha capito che la sua mente è come un interruttore che si accende e si spegne determinando una mancanza di empatia e razionalità. In merito all’accusa di calunnia il giudice ha ritenuto l’insussistenza dell’elemento soggettivo», conclude il difensore.

Delusi gli avvocati dei due giovani accusati da Pagano di correità e poi risultati estranei ai fatti. Chiedevano la condanna di Pagano per calunnia e si sono costituiti parte civile.

«Il processo va avanti, non finisce qui», avverte la Marisa Beraducci legale di G.G.. «Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza fra 90 giorni ma è certo che ricorreremo in appello», aggiunge.

«È una sentenza che delude e sconcerta. Meglio valutare a freddo, ma è evidente che presenteremo appello», fanno sapere gli avvocati Andrea Chierchia e Giuseppe Piserchia, difensori del giovane romeno che ha trascorso una notte in carcere a causa delle accuse di correità fatte da Pagano nelle ore successive ai fatti.

Anche la pubblica accusa è probabile che ricorra in appello. I pm Giancarlo Ciani ed Enrica Medori avevano chiesto la condanna a 30 anni di reclusione.

Preferiscono evitare commenti i legali della famiglia della vittima, gli avvocati Antonello e Giovanni Cerella. «I familiari della povera signora Albina chiedevano la condanna per omicidio e la condanna c’è stata. Il rito abbreviato e le attenuanti hanno prodotto la riduzione della pena», si limita a dire l’avvocato Giovanni Cerella, non aggiungendo altro. La sentenza, pronunciata pochi minuti dopo le 15, è arrivata subito a San Salvo e come spesso accade in casi del genere, il paese si è diviso in due.

Paola Calvano

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