ORTONA

Oro venduto dal prete, i fedeli chiedono i danni 

Il tesoro di San Rocco, giudice assente in tribunale: processo rinviato di due mesi. Parrocchiani pronti a costituirsi parte civile contro don Mario  

ORSOGNA. Oro di San Rocco venduto dall’ex parroco per restaurare il tetto della chiesa: manca il giudice monocratico e l’udienza è rinviata al prossimo 7 settembre. Non è neanche cominciato ieri mattina, nel tribunale di Ortona, il processo a carico di don Mario Persoglio, in pensione da qualche anno. Il religioso deve rispondere di violazione dell’articolo 173 del decreto legislativo 42 del 2004: “in assenza di prescritte autorizzazioni del ministero di cui all’articolo 56 comma 2 del medesimo decreto”, è scritto nel capo d’imputazione, “alienava, cedendoli a un Compro Oro, numerosissimi pezzi di oreficeria facenti parte del cosiddetto “Tesoro di San Rocco” custoditi presso la chiesa di San Nicola di Bari di Orsogna. Beni tutti da considerarsi quali beni culturali”. Saltando il processo, ieri non si sono potuti costituire parti civili alcune persone che rappresentano la comunità locale e anche il Comitato cittadino che si è costituito proprio per tentare di recuperare quell’oro. In passato sulla vicenda, nella quale l’ex parroco era indagato per furto, c’era stata la richiesta di archiviazione. Ma gli esponenti della parte civile e del Comitato si opposero: ne venne fuori un nuovo approfondimento delle indagini affidate al Comando carabinieri tutela patrimonio culturale, di Ancona, con il nuovo capo di imputazione che ha mandato a processo don Mario, difeso dall’avvocato Nicola Giambuzzi, di Ortona. Gli avvocati di parte civile sono Mauro Faiulli e Delia Verna.
Secondo le accuse, il presunto reato attribuito al religioso si consumò il 16 agosto di due anni fa. In occasione della processione di San Rocco, che il paese festeggia proprio in quel giorno, i fedeli si accorsero che dalla statua del venerato portata in spalla per le strade del paese, mancavano molti dei donativi che la tradizione locale faceva “indossare” al Santo per la ricorrenza. Si trattava in prevalenza di oggetti in oro “offerti” per grazie ricevute. Il materiale era stato sostituito in prevalenza con oggetti di bigiotteria. Successivamente l’ex sacerdote spiegò che aveva venduto parte di quell’oro per pagare alcuni lavori non più rinviabili al tetto della chiesa di San Nicola di Bari.
Secondo le indagini svolte dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale, parte di quegli oggetti in oro ed ex voto, di proprietà della parrocchia del paese, essendo beni culturali, come descritto in una relazione della Soprintendenza delle belle arti d’Abruzzo, sono stati alienati da don Mario senza l’autorizzazione del ministero. Per questa vicenda, l’ex parroco rischia la reclusione fino a un anno e la multa da 1.549,5 euro a 77.469 euro. (r.o.)
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