Ortona, uccide la moglie con più di 30 coltellate e poi sgozza l'amica

Il duplice omicidio oggi in via Zara e in contrada Tamarete, ferita anche la figlia. L'assassino, Francesco Marfisi, 60 anni, è stato bloccato dopo mezz'ora dai carabinieri: nell'auto aveva ancora i coltelli da macellaio utilizzati per assassinare le due donne. La moglie si era già rivolta al centro anti-violenze e ai carabinieri

ORTONA. Un odio incontenibile. Una furia omicida inarrestabile, che non si è fermata neanche dopo l'assassino della moglie - colpita con più di trenta coltellate - e il ferimento della figlia incinta. Oggi a Ortona si è consumato un duplice femminicidio. Due donne, la moglie e la sua più cara amica, sono state assassinate da Francesco Marfisi, 60 anni di Ortona, dipendente della Cogas. Dopo aver inferto le pugnalate mortali alla moglie e dopo aver sgozzato la sua amica del cuore, l'uomo è tornato sul luogo del primo delitto dove per fortuna erano già arrivati i carabinieri. Altrimenti avrebbe ucciso una terza donna, amica della moglie, quella che l'aveva accolta in casa insieme alla figlia incinta al quinto mese. La donna aveva lasciato il marito proprio a causa dei suoi maltrattamenti, e dopo essersi rivolta a un centro anti-violenza e ai carabineri era stata ospitata da un'amica.

Il duplice delitto si è consumato in due posti differenti a partire dalle 14,40 circa: in via Zara, a San Giuseppe, quartiere popolare di Ortona, dove Letizia Primiterra - che martedì scorso aveva festeggiato il suo 47° compleanno - si era rifugiata a casa di un'amica; e in contrada Tamarete, dove è stata uccisa Laura Pezzella di 33 anni, la più cara amica di Letizia. In via Zara Marfisi ha suonato al campanello dell'amica chiedendo a Letizia Primiterra di scendere per parlare. La donna è caduta nel tranello, è scesa ed è stata pugnalata mortalmente nell'androne del palazzo, colpita per ben 32-33 volte, secondo il primo referto. Le urla hanno fatto uscire di casa anche l'amica e la figlia, che hanno visto Letizia a terra in un lago di sangue e Marfisi che uscendo dal palazzo avrebbe urlato: "Ora vado a uccidere anche l'altra". Prima di andare via Marfisi avrebbe colpito la figlia e inseguito per un breve tratto l'altra donna. Parte l'allarme ai carabinieri: tutto il quartiere è in subbuglio e la gente scende in strada. Nel frattempo Marfisi - accecato dalla furia omicida - raggiunge contrada Tamarete e va nell'abitazione di Laura Pezzella, la più cara amica di Letizia alla quale probabilmente attribuisce la fine del loro rapporto coniugale. Anche in questo caso la donna viene brutalmente aggredita e pugnalata. Il colpo mortale, sempre secondo la prima ricognizione necroscopica, sarebbe stato inferto alla gola.

Non contento, Marfisi - con la camicia e i pantaloni completamente insanguinati - torna in via Zara. Il suo intento probabilmente è quello di uccidere anche l'amica che aveva ospitato la moglie. O forse vuole uccidere la figlia. Fortunatamente quando l'uomo arriva in via Zara, trova i carabinieri che lo bloccano e lo portano in caserma. Nell'auto ci sono ancora i due coltelli da macellaio completamente intrisi di sangue. Tutti i rilievi sono stati fatti dai carabinieri del reparto scientifico. La città di Ortona è sconvolta, così come sono sconvolti gli amici e i colleghi che conoscevano Marfisi come un mite impiegato dall'azienda del gas. Più tardi l'uomo confesserà tutto al magistrato, il sostituto procuratore della Repubblica di Chieti Giancarlo Ciani.

«Segnali gravi che nessuno ha compreso». Letizia Primiterra aveva paura del marito e aveva chiesto aiuto. «C'erano dei segnali gravi. La signora si era rivolta a un servizio sul territorio per segnalare di essere vittima di maltrattamenti. Ora ci sentiamo di esprimere un grande sgomento e dobbiamo capire dove non è stata compresa». Così l'avvocato Francesca Di Muzio, presidente di «Donn.è», Centro antiviolenza di Ortona, parla del duplice omicidio di questo pomeriggio. Al servizio delle vittime di abusi e violenze, l'associazione "Donn.è" ha una sede nel centro di Ortona e dal 2013 uno sportello nell'ospedale Bernabeo grazie a un accordo con la Asl. Ma Letizia Primiterra, uccisa dal marito insieme all'amica Laura Pezzella, si era rivolta a un altro dei tanti servizi attivi in città. «Non l'abbiamo presa in carico direttamente noi, quindi conosco la vicenda per quanto mi è stato riferito - spiega Di Muzio - ma esiste una rete fra le associazioni ed evidentemente in questo caso qualcosa non ha funzionato, specialmente a livello di valutazione del rischio. Dobbiamo ripensare il modo di lavorare, di fare formazione dei nostri operatori. Gli strumenti per prevenire ci sono, ma dobbiamo evidentemente pensare a un'attenzione maggiore. I casi di violenza non sono semplici. E comunque non esiste il raptus; quello di oggi è l'epilogo tragico di uno schema che si ripete in molti casi di femminicidio». «Per questa sera abbiamo convocato un direttivo straordinario del nostro centro in città. Poi servirà un tavolo con tutti gli attori istituzionali. Dobbiamo ripartire alla tragedia di oggi - prosegue Di Muzio - per continuare a lavorare sulla prevenzione della violenza di genere e non sottovalutare le richieste di aiuto».

Su Facebook i pensieri di Letizia. Solo nove ore fa aveva condiviso un video sulla sua pagina Facebook per dire ai suoi amici 'buongiornò. Nel video c'è una tazzina di caffè fumante e il commento di Letizia Primiterra, la donna uccisa oggi dal marito a Ortona, dice 'giorno a tutti e buona giornatà. Solo martedì scorso la donna aveva compiuto gli anni e postato su fb una foto di una felpa con su scritto '47 anni fantasticò. E 'le leggende sono nate a aprilè. Il primo commento a questa foto era stato della sua amica Laura Pezzella, uccisa anche lei dal marito della donna, che scriveva 'auguri di buon compleannò. «Come un bambino aspetto quel regalo atteso che la vita mi deve da tempo ormai.. quel qualcosa chiamato serenità», il pensiero condiviso da Letizia Primiterra il 3 aprile scorso.