Oscura i simboli fascisti sul Fenaroli
La provocazione di Antonelli, artista che ha realizzato la statua del partigiano. Sale sul teatro con la scala
LANCIANO. Munito di scala a pioli e corda, la notte del 25 aprile si è arrampicato sul teatro Fenaroli, camminando anche sul cornicione, per arrivare a coprire, con la scritta “Art”, i fasci littori sulla facciata dell’edificio. Performance artistica o azione provocatoria, certo è che il gesto dell’artista Nicola Antonelli (autore anche del monumento a Trentino La Barba) ha scatenato un acceso dibattito in città nel giorno della festa di Liberazione. L’esibizione artistica era stata pubblicizzata anche su Facebook. L’artista lancianese aveva dato appuntamento a mezzanotte davanti al teatro. Qui, la scorsa notte, è salito sulla biglietteria dell’edificio e poi sul cornicione, aiutato dalla scala e con una corda in spalla. Una volta davanti alla facciata ha creato con la scala una sorta di impalcatura per avvicinarsi al riquadro di cemento con i fasci littori. Sotto gli occhi di una discreta platea, e ripreso con un cellulare, Antonelli ha posizionato sui simboli fascisti un telo, fissato con piccoli chiodi, sul quale era riportata la parola “arte” in inglese. Ieri mattina la copertura dei simboli fascisti non è passata inosservata. Neanche alle forze dell’ordine. Dopo la segnalazione di un vigile urbano, nel primo pomeriggio c’è stato un sopralluogo di polizia, con la Scientifica, vigili del fuoco e polizia municipale, al fine di verificare l’esistenza di ipotesi di reato e rimuovere il telo, operazione a cui hanno provveduto i pompieri. Le forze dell’ordine hanno riscontrato la presenza di sette chiodi conficcati nella facciata del teatro e di altri abbandonati sulla balconata. Basterà per configurare il reato di danneggiamento di monumento? Al momento l’artista, la cui performance è stata pubblicata su Facebook e ripresa da vari siti, non è stato denunciato. Ma per molti andrebbe punito.
«La mia è stata un’operazione non distruttiva, ma creativa», spiega Antonelli, il cui gesto ha ottenuto anche molti apprezzamenti, «le tre lettere della parola arte, in inglese, che si sovrappongono ai tre fasci littori: è quello che dovrebbe essere scritto su un tempio della creatività qual è un teatro. La fascistizzazione della cultura o della società italiana mi preoccupa. Certo il 25 aprile non è casuale. Ma ho voluto creare un messaggio che ha provocato un cortocircuito e sta facendo discutere. L’arte contemporanea gioca con la comunicazione, è un sistema di segni che l’artista crea». Il gesto di Antonelli riaccende in città il dibattito, politico-culturale, sulla presenza dei fasci littori all’esterno del Fenaroli. Apposti nel 1938 dai gestori del teatro come omaggio al regime, furono eliminati dopo il 25 luglio ’43, alla caduta del fascimo. Tornarono sulla facciata dopo il restauro eseguito negli anni Novanta, ma come semplici elementi decorativi.
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