Pagano verso la perizia-bis «Era in stato confusionale»

San Salvo, il giudice ha accolto l’eccezione di nullità sui primi accertamenti eseguiti sullo stato psichico del giovane accusato del delitto della Paganelli

VASTO. Ricomincia dallo status psichico di Vito Pagano, 28 anni, l’iter giudiziario sull’uccisione di Albina Paganelli, 68 anni. L’eccezione di nullità della precedente perizia sollevata dagli avvocati Clementina De Virgilis e Fiorenzo Cieri, i difensori del giovane accusato di omicidio, è stata accolta dal giudice Anna Rosa Capuozzo che ha ritenuto insufficiente la precedente analisi estendendo l’approfondimento delle capacità cognitive e razionali dell’imputato alle ore successive. Ore drammatiche nel corso delle quali Pagano fu lungamente interrogato per tre volte.

Le risposte del giovane e le accuse di correità fatte prima nei confronti di Chelmus Gelu, poi di G.G. si sono rivelate infondate e sono costate all’indagato anche l’accusa di calunnia. Ma proprio quelle dichiarazioni, a giudizio dei difensori, dimostrano lo stato confusionale del ventottenne che per diversi giorni dopo l’omicidio continuò a manifestare comportamenti irrazionali. L’esito della nuovo perizia (il giuramento dei criminologi è stato fissato al 28 maggio) è guardato con grande attenzione anche dai difensori di Chelmus Gelu, gli avvocati Andrea Chierchia e Giuseppe Piserchia, e dal legale di G.G., l’avvocato Marisa Berarducci. Sia Gelu (che a distanza di mesi non è riuscito ancora a superare del tutto il trauma provocato dalla terribile esperienza), che G.G., si sono costituiti parte civile. Il primo che per quelle accuse ha subito un arresto, ha chiesto 250 mila euro di risarcimento, il secondo 200 mila. Alle loro richieste si aggiungono altre 250 mila euro della famiglia Paganelli, rappresentata dagli avvocati Antonello e Giovanni Cerella.

«La mente di Pagano è stata a lungo stravolta dalla droga. A distanza di giorni dall’omicidio il giovane era in uno stato di alterazione mentale che gli impediva di discernere con razionalità ciò che faceva», insistono Cieri e la De Virgilis che da mesi sostengono la non imputabilità del loro assistito.

Saranno ben 4 esperti a valutare se quanto sostenuto dalla difesa dell’imputato è plausibile. Albina Paganelli fu uccisa la notte del 14 agosto con 18 coltellate. La figlia della vittima, Concetta Cupaiolo, con lo zio Valentino Paganelli, chiedono giustizia. I Pm Enrica Medori e Giancarlo Ciani hanno chiesto, nonostante il rito abbreviato, la condanna a 30 anni per omicidio e calunnia. Il processo, che ha già regalato colpi di scena, potrebbe avere in serbo nuove sorprese.

Paola Calvano

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