<strong>Ospedale Renzetti. </strong>Liste di attesa sempre più lunghe per Tac, ecografie e mammografie

Radiologia vicina al collasso

Il primario: poco personale e macchinari ultravecchi

LANCIANO. Pochi medici e infermieri, tecnici con contratti di sei mesi, pochi macchinari, migliaia di richieste di esami, a volte impropri: sono le cause, secondo il responsabile della Radiologia, Franco Ruggieri, delle lunghe liste di attesa per effettuare Tac, mammografie ed ecografie. Ma, alle lamentele degli utenti da mesi in lista di attesa, si aggiungono quelle di una coppia di anziani che ha fatto gli esami del sangue ma deve ripeterli per presunti errori commessi durante il prelievo.

Circa 19mila esami radiologici su utenti esterni; 12.800 sui ricoverati e quasi 20mila sulle richieste del pronto soccorso; di questi oltre 7.200 sono solo Tac. Ad elencare la mole annuale di lavoro nel servizio di radiologia del Renzetti, è il responsabile, Franco Ruggieri. «Sono numeri rilevanti, cresciuti negli ultimi due anni a cui assolviamo con personale sottodimensionato», afferma il primario.

Ed è proprio l’esiguità del personale - 17 unità di cui 7 medici, anziché i 12 necessari, e 4 tecnici con contratti a tempo di 6 mesi - una delle cause dell’allungarsi, da giugno 2009, delle liste di attesa per Tac, ecografie e mammogafie. «Oltre al problema del personale, che effettua ore ed ore di straordinario, c’è quello dei macchinari», aggiunge Ruggieri. «C’è un solo ecografo, nonostante le numerose richieste per avere un altro strumento, una sola Tac. Ed ecco che per un’ecografia l’attesa è di 4 mesi, mentre per la Tac con il contrasto l’attesa è di due mesi, per quelle senza bisogna pazientare 3-4 mesi, nonostante si facciano 30 esami al giorno. Di più non si può fare».

Pochi macchinari e una mole elevata di richieste, a volte anche non appropriate, da smistare secondo un ordine che vuole si assolvano prima le emergenze del pronto soccorso (triplicate negli ultimi tre anni), poi gli oncologici, i ricoverati, (perché costano alla Asl circa 800 euro al giorno) e, infine, gli esterni. «Per dimezzare le liste delle Tac senza contrasto», suggerisce Ruggieri, «si potrebbero smistare gli esterni negli ospedali di Casoli ed Atessa, con macchinari di ultima generazione, anche se vivono il problema della riduzione degli orari di lavoro e del personale». Insomma la coperta è sempre troppo corta: se la si tira da un lato, facendo più esami agli esterni anche in altri ospedali per ridurre le liste, restano scoperti e scontenti i ricoverati; se si accontentano i ricoverati e il pronto soccorso, si allungano le liste degli esterni.

Se molti sono, dunque, in attesa di un esame in un reparto-cantiere, dove i lavori in corso da due anni sono inspiegabilmente fermi da Natale, c’è anche chi l’esame, in questo caso del sangue, l’ha effettuato ma deve riperterlo. «I miei genitori ottantenni», racconta P.D.N., «sono costretti a ripetere le analisi per presunti errori durante il prelievo. Il referto di mio padre è incompleto perché il campione prelevato è insufficiente; quello di mia madre addirittura non è stato fatto: il sangue si è coagulato dalla sala prelievo al laboratorio».