Rolex sparito, imprenditore a processo 

Consegna un orologio d’oro con diamanti a un gioielliere ma non ottiene i soldi: ora è a giudizio per le minacce via Facebook

CHIETI. È finito nei guai per un Rolex d’oro con diamanti e zaffiri. Un costruttore pescarese di 40 anni si ritrova sotto processo, davanti al tribunale di Chieti, per tentata estorsione nei confronti di un gioielliere teatino di 47 anni. Ma l’imputato giura di essere stato ingannato proprio da quello che, nell’attuale fascicolo, risulta come vittima. «Ho dato al gioielliere, in conto vendita, il mio orologio Rolex», è la tesi dell’imprenditore. «Ma lui non l’ha venduto, non me l’ha riconsegnato e non mi ha più risposto al telefono. Ecco perché, considerando il danno subito, gli ho chiesto 15mila euro». Il costruttore, a sua volta, ha presentato una denuncia per truffa, ma l’inchiesta è stata archiviata. E adesso, di fronte al giudice Chiara Di Gerio, deve difendersi da un’accusa pesante.
OROLOGIO CONTESO. Tutto è cominciato nel maggio del 2012. L’imprenditore è andato a casa del 47enne, titolare di un’oreficeria, per consegnargli in conto vendita il suo Rolex in oro, modello Submariner, con 8 diamanti e tre zaffiri sul quadrante. Il gioielliere ha rilasciato un certificato di garanzia sull’operazione eseguita. L’accordo prevedeva che, «compiuta la vendita», al costruttore sarebbero andati 9mila euro e al gioielliere 500.
LE DUE VERSIONI. A questo punto le versioni si fanno contrastanti. «Trascorso più di un mese e non avendo avuto alcuna informazione sull’orologio», sostiene l’attuale imputato, «ho telefonato al titolare dell’oreficeria. Lui mi ha rassicurato, dicendomi che erano in corso trattative. Da quel momento non ho più ricevuto notizie. Ho provato invano a contattarlo telefonicamente e, recandomi di persona nel suo negozio a fine 2012, ho scoperto che aveva definitivamente chiuso l’attività e si era allontanato dall’Italia. Ho appreso che anche altri clienti sono stati vittime dello stesso raggiro».
LE MINACCE. Ma il gioielliere, denunciando il 40enne, precisa: «L’orologio è stato venduto, ma l’acquirente non ha provveduto al suo pagamento». Poi la presunta vittima di tentata estorsione entra nel dettaglio: «Nel dicembre del 2012 il costruttore è andato a casa dei miei genitori, a Chieti, dicendo di conoscere il luogo dove mi trovavo, in Brasile, e che mi avrebbe ammazzato». Le minacce sarebbero cominciate a gennaio del 2013. «Mentre mi trovavo in Brasile, a Fortaleza, ho ricevuto un messaggio sulla mia pagina Facebook dal cliente che mi aveva consegnato il suo Rolex. Aveva un profilo con un nome falso e, nel testo, c’era scritto: “Mi trovo dalle tue parti per risolvere il problema tra me e te… so tutto quello che hai fatto e con chi… sistemiamo le cose da uomini con tranquillità e potrai stare sereno nella tua vita. Chiamami, parliamo e mangiamo qualcosa insieme”». Al massaggio ha risposto la compagna del gioielliere, chiedendo all’interlocutore chi fosse e cosa volesse.
I MESSAGGI. A questo punto, sempre secondo la denuncia, le minacce si sono fatte più esplicite. «Non ho fatto 8.000 chilometri per farmi prendere in giro», sarebbe stata la replica dell’imprenditore. «Cerchiamo di risolvere questa cosa da adulti. Se così non fosse, gente molto più pericolosa di me saprà da questa sera dove siete». E ancora: «Visto che non mi volete incontrare vi do l’ultima possibilità. Vi invio le mie coordinate bancarie e mi dovete fare un bonifico di 15mila euro per il valore del mio orologio e di un quadrante di brillanti che avevo comprato e non mi avete mai consegnato. Adesso non faccio minacce ma promesse. Se entro 48 ore non fate il bonifico, sarò io a venirvi a prendere, e non da solo. Non ti credere che solo tu hai amicizie in Brasile».
IL PROCESSO. Sta per entrare nel vivo dopo che l’istruttoria è ripartita da zero per il cambio del giudice. L’imprenditore è difeso dall’avvocato Goffredo Tatozzi. La prossima udienza è in programma il 10 ottobre.