Salvato l’affresco del ’300 Il duomo ritrova un tesoro 

Guardiagrele, portato a termine il restauro dell’opera che rischiava il distacco I lavori sostenuti da Noemi Onlus, Caritas, Comune, diocesi e colletta dei residenti

GUARDIAGRELE. È finito nella chiesa di Santa Maria Maggiore il restauro dell’affresco risalente al tardo Trecento che, nascosto da tempo al piano terra del duomo, era ridotto in uno stato di degrado con il rischio di distacco di ampie zone di intonaco e di pellicola pittorica. Adesso, l’opera d’arte è tornata a nuova vita grazie al lavoro certosino di restauro effettuato dalla chietina Grazia De Cesare dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma e alle somme di denaro raccolte e messe a disposizione dall’associazione Noemi Onlus, dalla Caritas, dal Comune, dal vescovo Bruno Forte, dal titolare della ditta Cams Fiore Panaccio e dall’impegno di tanti cittadini che hanno sostenuto la spesa con una colletta.
«L’affresco», spiega il docente Gabriele Vitacolonna, «raffigura nella parte centrale la scena della Deposizione che evidenzia una particolare caratteristica, certamente inusuale per le opere del tempo, cioè quella di presentare fa figura del Cristo che pone una mano sul volto della Madonna. Sul lato destro invece», prosegue Vitacolonna, «troviamo la presenza di San Leone Papa, sin dalle origini oggetto di devozione dei guardiesi, tanto che la sua immagine si può ritrovare anche sul Bolognino, l’antica moneta battuta dalla Zecca di Guardiagrele. Sul lato sinistro infine vi è l’iconografia di San Giovanni Battista. Possiamo certamente dire», conclude Vitacolonna, «che l’opera nel suo complesso è certamente di forte impatto espressivo».
Sempre nella chiesa di Santa Maria Maggiore resta ancora da restaurare una preziosa sedia presbiteriale con due sgabelli risalente al XVII secolo. «Queste», precisa Vitacolonna, «sono delle importanti opere donate al duomo guardiese dal cardinale Giulio Raimondo Mazzarino, noto come Mazarino che, nato a Pescina nel 1602, fu primo ministro francese sotto il regno di Luigi XIV, succedendo al cardinale Richelieu. Va anche ricordato», conclude Vitacolonna, «che la stessa sedia presbiteriale è stata poi raffigurata dal pittore Francesco Paolo MIchetti in una sua famosa opera».
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