la storia

San Salvo, il giudice gli ridà il figlio negato

Dopo un anno negoziante di San Salvo potrà riabbracciare il bimbo che l’ex gli aveva portato via

SAN SALVO. Era sparita con il figlioletto dopo aver ricevuto una bella somma di denaro dal padre del bambino, un commerciante di 44 anni di San Salvo, per un presunto intervento chirurgico. Il Tribunale di Vasto un composizione collegiale (Anna Rosa Capuozzo, Stefania Izzi, Fabrizio Pasquale), ha sentenziato nei giorni scorsi l'avvio della procedura di riconoscimento del piccolo nonostante la ferrea opposizione materna che ha di fatto impedito ogni contatto tra i due fino ad oggi. Nel corso dell'udienza che si è svolta venerdì, ottenuta la prova della paternità, il giudice ha adottato i provvedimenti provvisori urgenti per permettere il restaurarsi della relazione padre - figlio. «Con molta probabilità, la prossima settimana, dopo oltre un anno di distacco forzato, il padre potrà riabbracciare il figlio con il dovuto supporto dei servizi sociali di Vasto», fanno sapere soddisfatti i legali dell'uomo, gli avvocati, Arnaldo Tascione e Davide Pellegrino. Nel frattempo la causa continuerà per risolvere le problematiche inerenti l'affidamento congiunto e il mantenimento del bambino. Contestualmente andrà avanti anche la vicenda penale.

Le tappe dell’odissea vissuta dal negoziante sono riportate nell’esposto-querela contro la madre di suo figlio. Dal 2007 fino a quando è sparita, la giovane avrebbe estorto all’uomo più di 50 mila euro. La storia del commerciante di San Salvo era stata raccontata dall'uomo a IlCentro lo scorso autunno. Una vicenda triste e tremedamente complicata.

«Il mio cliente ha subito un grave danno patrimoniale. Non solo: è stato anche costretto a chiedere al tribunale la domanda di riconoscimento del suo bambino perché la madre glielo ha impedito. Anzi, è scomparsa portando con se il piccolo», racconta l'avvocato Tascione. La donna è stata rintracciata qualche mese fa. A gennaio aveva chiesto una valutazione psichiatrica del commerciante. Tre giorni fa ha assistito all'udienza. «Adesso deve fare quello che ha detto la magistratura», afferma l’avvocato che assiste il commerciante insieme al collega Pellegrini. Il nome del protagonista non viene fatto per proteggere il bambino.

La storia cominciò nel 2007 con l'arrivo a San Salvo una bellissima donna argentina che cercava lavoro. «Il mio cliente, sposato e genitore, l’ha assunta». Poco tempo dopo l’uomo si è innamorato. Passato qualche mese lei ha cominciato a chiedere soldi per comprare le costose medicine che avrebbero dovuto guarirla da una presunta gravissima malattia. E dopo le medicine è arrivata la richiesta di soldi per un costoso intervento chirurgico. Guarita la presunta malattia la donna ha iniziato a chiedere altro denaro e quando il negoziante ha manifestato l’intenzione di interrompere la relazione, la bella argentina avrebbe preteso altri soldi per tenere il segreto. Stando alla denuncia presentata in Procura, avrebbe preteso del denaro anche per l’avvio di una propria attività commerciale a Vasto che poi è fallita. E mentre lui chiedeva prestiti per soddisfare le richieste di lei, la donna si è accorta di essere incinta.

«L’esame del Dna ha confermato che il bambino è del mio cliente e ora lui potrà dare il nome al bambino e soprattutto potrà riabbracciarlo», concludono i legali.

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