Severino conferma: «Sì, voglio solo morire»

Paralizzato da 18 anni: il Centro va a casa di Mingroni, il primo caso abruzzese di richiesta d’eutanasia

CASOLI. Incontro Severino Mingroni nella sua casa accogliente: corridoio più largo del solito, ante senza porte, bagno con servizi per disabili. È presidente onorario di Radicali Abruzzo, è affetto da oltre 18 anni dalla sindrome locked nella quale il paziente è cosciente e sveglio, ma non può muoversi oppure comunicare a causa della completa paralisi di tutti i muscoli volontari del corpo, oggi Severino chiede il suicidio assistito «Prima che capitasse la distrazia abitavamo in un'altra casa, ma siamo stati costretti a vendere e comprare questa». Mamma Armelinda è una signora anziana incurvata a causa di problemi alla schiena, è lei l’angelo custode di Severino. La disgrazia alla quale fa riferimento è capitata la mattina del 22 ottobre del 1995 quando una trombosi ostruisce a Severino, usciere presso l’Università di Chieti, l’arteria basilare destra che provoca una lesione dal 5° al 12° nervo cranico. Da allora muove, con forte difficoltà, solo alcuni muscoli del collo, ed è grazie a movimenti impercettibili che riesce a far scorrere un puntatore sullo schermo del computer e comunicare con il mondo esterno. Severino, che ha 55 anni, non ce la fa più e in questi giorni ha scritto nel suo blog: «Aiutatemi a morire, chiedo il suicidio assistito». Con lui bisogna essere sinceri, senza pietà o compassione. «Quando hai maturato questa decisione», gli chiedo. La risposta si compone con lentezza, lettera per lettera, stando ben accorto alla grammatica. Alla fine lui non scrive, ricama.

«Ultimamente, perché per me avrà poco senso vivere dopo la morte di mamma». Cosa c’è dopo la morte? «Io sono ateo e dopo c’è il nulla eterno». Scrive, inoltre, che oggi la sua battaglia, dopo aver intrapreso quella sulla Vita Indipendente, è «Far approvare la legge Coscioni quella cioè sull’eutanasia e il suicidio assistito. Vorrei pure uno Stato sociale perfetto per i disabili italiani che vogliono vivere». Alle pareti alcune foto di bambini, quella di un gatto siamese, e una di Severino prima della “disgrazia”. «Dopo più di 18 anni» scrive «non ne posso più siccome i nostri politici non concedono quasi nulla, nemmeno il suicidio assistito, e siccome infine non ho molti soldi, chiedo davvero ad un’anima buona di porre finalmente fine alla mia vita infernale, appena mia madre non ci sarà più. Sì, perché non voglio morire andando in Svizzera, ma voglio porre fine alla mia vita qui nel mio letto». In Italia la legge ancora non c'è, come superare quest’impasse? «Veramente non lo so ma ritengo che occorre muovere queste acque paludose della politica italiana; nell'attesa, auguro a mamma lunga vita».

Matteo Del Nobile

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