Spariti 4,5 milioni di debiti Ristoratore sotto accusa 

Tra i 40 indagati spicca l’imprenditore Di Natale: scoperti 178 bonifici da un centesimo L’accusa: è il cliente principale dei consulenti. Le intercettazioni: bilanci da aggiustare

CHIETI. Centosettantotto versamenti da uno o due centesimi per azzerare quasi 4,5 milioni di euro di debiti con il fisco «mediante compensazione con crediti inesistenti, non risultanti dalle dichiarazioni fiscali e artificiosamente creati in epoca successiva». È questa l’accusa che pende sull’imprenditore pescarese Adamo Di Natale: il titolare del ristorante Parco dei Principi e di altri locali, ex proprietario del bar Berardo, è uno dei 40 indagati nell’inchiesta sulla presunta maxi frode fiscale che, giovedì scorso, ha portato a 12 arresti. Secondo l’accusa, Di Natale sarebbe «senza dubbio tra i più importanti clienti» dei consulenti napoletani finiti in carcere, Renato De Luca e Michelangelo Maffei: «Ha beneficiato di indebite compensazioni per diversi milioni di euro», scrive il gip Luca De Ninis sull’ordinanza. «Impressionante», è la parola usata dal giudice per definire la mole di operazioni contestate all’imprenditore della ristorazione.
«STRETTO RAPPORTO». Per l’accusa, esisterebbe uno «stretto rapporto» tra Di Natale e i capi della banda sgominata dalla squadra mobile e dalla guardia finanza, guidate dal pm Giancarlo Ciani: «Dalle intercettazioni telefoniche emerge che i contatti avvengono indistintamente sia con De Luca che con Maffei. Oltre ad aver ricevuto servizi finalizzati a percepire le indebite compensazioni», dice il giudice, «Di Natale si rivolge ai professionisti per tutto ciò che concerne le società da lui rappresentate». Nelle intercettazioni, annota ancora De Ninis, «l’imprenditore chiede ai consulenti continui “aggiustamenti” dei bilanci – con particolare riguardo alla Zest srl, società passata da Di Natale al figlio, per la quale “è necessario rivedere un po’ l’utile” (in aumento), e alla società che gestisce lo stabilimento balneare Sayonara, per il quale sono in corso trattative per la cessione alla nota famiglia Savignano che richiedono documenti e aggiustamenti ovvero di “togliere le voci che creano problemi al bilancio”». «Numerose volte», dice il gip, Di Natale incontra i consulenti «nei propri ristoranti e locali».
LE INTERCETTAZIONI. Le intercettazioni, sostiene l’accusa, «comprovano lo stretto rapporto esistente tra l’imprenditore e i gestori campani e costituiscono riscontro del loro sistematico intervento per “ripulire” con la serie impressionante di crediti inesistenti oggetto delle contestazioni, le posizioni fiscali della ditta individuale e delle varie società amministrate da Di Natale».
LE CIFRE. Sono 7 i capi di imputazione contestati all’imprenditore per 178 versamenti con F24 «previa consueta quasi integrale compensazione illecita dell’importo del tributo»: secondo l’accusa, l’imprenditore avrebbe fatto sparire debiti con l’erario per 4.402.495,82 euro attraverso «crediti inesistenti, non risultanti dalle dichiarazioni fiscali e artificiosamente creati in epoca successiva».
BANCA NAPOLETANA. Alcuni bonifici, così dicono gli accertamenti della squadra mobile e della finanza, provengono da una banca di Santa Maria Capua Vetere: «Istituto», spiega il gip, «presumibilmente estraneo all’area di azione dell’indagato residente a Pescara, al contrario utilizzato in numerose altre operazioni contestate tra cui alcune certamente riferibili agli altri indagati». Finora, l’indagine ha portato al sequestro di 387 conti correnti, 69 tra appartamenti e terreni e 31 automobili per un valore di 63 milioni di euro: anche Di Natale è uno dei destinatari dei provvedimenti di sequestro.