Strage di Brescia, quel volto di Tramonte ricostruito dal professor Capasso 

La Cassazione conferma l’ergastolo all’infiltrato dei servizi segreti. La perizia dell’antropologo della d’Annunzio è stata determinante per arrivare a lui

CHIETI. La Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda della strage di piazza della Loggia a Brescia, avvenuta il 28 maggio del 1974 e che causò 8 morti e oltre cento feriti, con la conferma della condanna all’ergastolo di Carlo Maria Raggi, ex leader di Ordine nuovo, e Maurizio Tramonte, definito un informatore dei servizi segreti. Certo, parlare di giustizia fatta dopo che sono passati ben 43 anni non è facile, ma se a tanto si è arrivati, tra mille difficoltà e tanti processi, lo si deve ad una svolta determinata da una perizia antropologica effettuata dal professor Luigi Capasso con le strumentazioni e le professionalità presenti nel Museo uiniversitario di Chieti che al tempo dirigeva.

Il professor Luigi Capasso, antropologo all'Università degli Studi d'Annunzio di Chieti

La perizia venne affidata al professor Capasso nel 2000 dal procuratore Piantoni della Procura di Brescia. «Si trattò di esaminare qualcosa come quattromila foto», ricorda il docente della d’Annunzio, «sottoposte nei laboratori del Museo ad accuratissime ricerche analogiche e morfologiche sui volti fotografati, per trovare riscontri con i volti di persone ritenute sospette». Va precisato che il Museo si muoveva con strumentazioni che al tempo non erano quelle assai più sofisticate in uso oggi, ma il livello degli studi di antropologia che lo staff di Capasso portava avanti era tale da garantire risultati, come in effetti è avvenuto.

La ricostruzione del volto di Tramonte eseguita dal professor Capasso attraverso una foto

Ad offrire la possibilità di centrare l’obiettivo di individuare i possibili autori dell’attentato fu uno scatto di un fotografo dello studio Eden. «A nostra disposizione, in quella foto, confusa nel gruppo, dietro al cordone che limitava la piazza, c’era l’immagine di una piccola parte del viso di una persona minuta, con i capelli a caschetto». La foto, che è stata considerata alla fine, proprio grazie al lavoro fatto al Museo universitario, decisiva per le condanne in Corte d’assise a Brescia, rese ora definitive dalla Cassazione, faceva appena intravedere quel volto, tra una donna e il sindacalista della Fiom Piero Faverzan. Ad occhio nudo il viso appena si nota, ma il grande lavoro svolto dal professor Capasso e dalla sua squadra, attraverso tecniche che hanno permesso, utilizzando appunto i tratti antropologici emersi in quello spicchio di foto, di ricostruire l’immagine fino ad identificarla per quella di Maurizio Tramonte, infiltrato dal Sid in Ordine nuovo e identificato come la “fonte Tritone”. Tramonte è stato arrestato l’altro giorno a Fatima.
Intanto al museo universitario non c’è più il professor Capasso, allontanato per una presunta incompatibilità tra il suo ruolo di direttore e allora di componente del Cda della d'Annunzio. Ora Capasso dovrebbe riprendere il suo posto, o almeno questa è l’intenzione del nuovo rettore, professor Sergio Caputi.
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