«Sul deposito di Gpl c’è ignoranza Impianto sicuro che darà lavoro»

Maxi insediamento al porto di Ortona: parla Luca Tosto, managing director della Walter Tosto «Struttura pronta in due anni e mezzo. Benefici per la logistica e occupazione per 120 persone»

ORTONA. «È stata montata una campagna del no a prescindere, dovuta all’ignoranza in questo specifico settore». Luca Tosto, managing director della Walter Tosto, azienda che controlla la Seastock srl, ovvero la società richiedente la realizzazione del deposito di gpl da 25mila metri cubi al porto di Ortona, non ha dubbi: l’allarmismo su tale impianto a suo parere è ingiustificato. Il progetto continua ad essere fonte di dibattito e tra gli ortonesi in tanti hanno paura per eventuali ripercussioni che il mega deposito, sarebbe il terzo più grande d’Italia, potrebbe comportare sulla salute umana e sull'ecosistema.

I cittadini ortonesi sono molto preoccupati, non hanno nulla da temere?

«C’è la classica disinformazione sul tema. Le preoccupazioni non hanno alcun modo di esistere. Non avremmo mai pensato di realizzare qualcosa di negativo, di insicuro, all’interno del porto e nella nostra regione. Abbiamo la certezza che si tratti di uno stabilimento che certamente va monitorato e gestito in maniera corretta, ma che è innocuo».

Un impianto di questo genere potrebbe limitare le attività portuali e la balneazione al Lido Saraceni?

«No. In Italia ci sono altri depositi come questo che dovrebbe nascere, tutti nelle vicinanze se non a ridosso del porto. È un impianto non invasivo, non impattante nemmeno visivamente poiché i serbatoi verrebbero ricoperti di terreno».

Quindi non esistono problemi?

«No, non ce ne sono. Il porto è il posto più sicuro in cui immaginare un tale deposito. Bisognerebbe capire i vantaggi che questo stabilimento potrebbe portare: verrebbe a crearsi un indotto importante, produrrebbe a cascata ulteriori opportunità».

Quali potrebbero essere queste opportunità?

«Pensiamo ad esempio alla logistica o alla capacità di training e formazione ad hoc».

Dovrà essere il ministero dello Sviluppo economico a rilasciare le autorizzazioni che diano il consenso alla costruzione del deposito. Quando verrà presa la decisione?

«Mancano dei piccoli dettagli documentali. È in corso ancora la consultazione pubblica al termine della quale il Mise analizzerà definitivamente l'istanza».

È fiducioso sul possibile parere positivo del ministero?

«Sì. Ma intanto siamo già stati chiamati a prendere parte alla realizzazione di altri depositi, sia in Italia che all’estero. Tra cui uno di fronte ad Ortona, a Ploce, in Croazia, dove stiamo partecipando come possibili fornitori di apparecchiature dell'impianto».

Se dovesse arrivare il placet dal Mise quanto tempo servirebbe per realizzare l’opera?

«Noi siamo dei sognatori e pensiamo che in due anni e mezzo saremo in grado di realizzare un impianto di ultima tecnologia. Tenga conto che siamo tra i più famosi al mondo per la costruzione di depositi di questo tipo».

Sono in diversi a pensare che la ricaduta occupazionale stimata in 120 unità lavorative in realtà sia inferiore. Cosa può dirci a riguardo?

«Stiamo già investendo su risorse ortonesi e confermo che i 120 posti ci saranno».

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