Il viadotto della transcollinare a Chieti vicino all'ospedale. Nel tondo, il poliziotto Fabio Surricchio

CHIETI/ QUESTURA IN LUTTO

Tragedia sul viadotto, addio al poliziotto

Città sgomenta per il gesto estremo di Fabio Surricchio 48enne: aveva due figli, lavorava alla Digos, presto sarebbe diventato ispettore. I funerali alla 15 a Sambuceto

CHIETI. Il guardrail segna una linea netta fra il frastuono e il silenzio. Fra il rimbombare di una vita che corre veloce e, là sotto, i rumori attutiti della campagna. Ieri mattina Fabio Surricchio, poliziotto della Digos di Chieti, 48 anni, s’è affacciato oltre quella linea.

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Sul cavalcavia San Martino splendeva il sole. Fabio ha valicato quel confine e si è lasciato cadere nel vuoto per 35 metri. Un gesto estremo, inspiegabile. Una tragedia che resterà per sempre senza un perché. Due automobilisti hanno assistito in diretta al dramma prima che gli agenti della volante scoprissero che quell’uomo ormai senza vita, disteso in un campo verde sotto al ponte della transcollinare, era un loro collega. Surricchio, sovrintendente capo stimato da tutti e con un’educazione d’altri tempi, presto sarebbe diventato ispettore dopo 29 anni di polizia.
Sono più o meno le 7.30 quando Fabio, che vive a Dragonara con la moglie Antonietta Ferraioli e i figli Mattia e Mirko di 16 e 11 anni, esce dalla sua casa di via Aterno. «Oggi devo andare a lavoro un po’ in anticipo», dice prima di mettersi al volante della sua Ford Focus di colore grigio. Poi si ferma al bar vicino casa e fa colazione, come tutte le mattine. Quindi risale in macchina e imbocca lo scorrimento veloce che collega il casello autostradale di Chieti-Pescara Ovest con il centro cittadino. Parliamo di una strada piuttosto trafficata, soprattutto di mattina.

Agenti della polizia e soccorritori nel luogo della tragedia

All’improvviso, nel punto più alto del cavalcavia San Martino, Fabio accosta. Scende dall’auto senza spegnere il motore, chiude la portiera, scavalca il guardrail e, senza indugi, si tuffa nel silenzio. Due automobilisti vedono tutto, si fermano e lanciano l’allarme. Sul luogo del dramma, a due passi dall’ospedale Santissima Annunziata, si precipitano una pattuglia della polizia, un’ambulanza del 118 e una squadra dei vigili del fuoco. Ma non c’è niente da fare.
Poco dopo, comincia il via vai dei colleghi. Sono distrutti, cercano di farsi forza a vicenda. Per loro Fabio, prima di essere un collega, era un amico su cui poter contare sempre. Arriva anche il questore Ruggiero Borzacchiello. Gli agenti devono tenere a distanza i curiosi: gente del posto, anziani, persone che vanno in ospedale. Una tragedia così enorme non è uno spettacolo che tolleri invadenze. Intanto ai colleghi della Digos tocca il compito di avvisare i familiari, piegati da un dolore lacerante e assolutamente inaspettato. Il corpo di Fabio, dopo l’ispezione del medico legale Marco Piattelli e il nulla osta del pm di turno Marika Ponziani, viene restituito ai parenti e trasportato all’obitorio del vicino ospedale per la camera ardente. I funerali saranno celebrati domani, sabato 30 marzo, alle 15, nella chiesa di San Rocco, a Sambuceto.
Il sovrintendente capo Surricchio era un numero uno nel suo lavoro. Qualche anno fa era stato promosso alla qualifica superiore per «merito straordinario» dopo aver catturato in flagranza, insieme ai suoi colleghi, 4 rapinatori responsabili di un assalto armato alla Arco spedizioni di Chieti Scalo. Meno di un anno fa, invece, Fabio era stato premiato durante la festa della polizia per l’arresto di un pericoloso terrorista spagnolo che trascorreva la latitanza in Italia.

Adesso nessuno sa spiegare quale sofferenza lo abbia spinto a togliersi la vita: non ha lasciato lettere in auto, a casa o in ufficio. Mercoledì era restato a lavoro, al secondo piano della questura, fino a pomeriggio inoltrato. E nessuno ha notato segnali che potessero far intuire il dramma che si sarebbe consumato all’indomani. Sappiamo solo che, affacciandosi oltre il guardrail, Fabio deve aver ascoltato quel confine fra il frastuono e il silenzio. Per poi decidere di valicarlo. Vicino gli hanno trovato il tesserino della polizia, forse lo ha stretto in una mano prima di lasciarsi cadere nel vuoto. Perché Fabio si è sentito poliziotto fino all’ultimo.
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