Trenta aziende fanno causa al Consorzio 

Scatta il ricorso contro la richiesta di pagare contributi per la manutenzione di strade e lampioni: è scontro tra le ditte e D’Angelo

CHIETI. Trenta imprese fanno causa al Consorzio industriale Chieti-Pescara che aveva inviato alle aziende cartelle di pagamento per un totale di 450mila euro. È la risposta delle ditte di fronte alle strade distrutte, all’illuminazione inesistente e alle erbacce. L’obiettivo del Consorzio, in liquidazione dal 2015 e alle prese con debiti milionari, è incamerare 450mila euro, fondi che, secondo il piano del commissario Camillo D’Angelo, sarebbero necessari a garantire la manutenzione ordinaria di strade, luci e aiuole: lavori quotidiani che, adesso, il Consorzio non riesce ad assicurare tempestivamente a causa delle casse vuote. Ma la risposta delle imprese ai bollettini sta in un ricorso collettivo al Tar di Pescara: le ditte non vogliono pagare le quote perché, così recita il ricorso, il Consorzio non garantirebbe affatto la manutenzione ordinaria. Diverse ditte sono di Ortona: nelle contrade Alboreto e Sant’Elena, di competenza del Consorzio, l’asfalto è dissestato, i lampioni non ci sono e tra le erbacce si ammassano i rifiuti abbandonati. Tanto che l’assessore ortonese alle attività produttive Francesco Falcone ha definito «inopportuna» e «ingiusta» la richiesta di fondi del Consorzio.
La quota è di 8 centesimi al metro quadrato. La prima rata, scaduta il 15 giugno scorso, ha portato al Consorzio circa 60mila euro. La seconda rata è scaduta il 15 settembre: «Speriamo che le imprese si ravvedano e si mettano in regola», aveva detto D’Angelo due giorni prima della scadenza al Centro, «in caso contrario, saremo costretti ad avviare contenziosi per il recupero delle somme». Per adesso, il Consorzio dovrà difendersi dal ricorso delle trenta ditte: l’incarico della difesa, stimato in circa 6mila euro, è stato affidato all’avvocato Ugo Di Silvestre.
Le aziende, difese dagli avvocati Vincenzo Colalillo e Stefano Crocetta, chiedono l’«annullamento» del «Regolamento per la determinazione, ripartizione e riscossione dei corrispettivi dei servizi essenziali generali forniti dal Consorzio negli agglomerati industriali» e denunciano che costi e tariffe sarebbero stati fissati «arbitrariamente». Per le ditte, le fatture di richiesta pagamento dovrebbero essere ritirate. Nel contenzioso davanti al Tar potrebbe essere chiamata a rispondere anche la Regione.
Per il Consorzio, tentare di incrementare le entrate è una strada obbligata: l’ente attraversa una «grave crisi economica e finanziaria» tra debiti e 20 milioni di euro di contenziosi pendenti a causa degli espropri mai pagati per la realizzazione dell’asse attrezzato e per la costruzione di un’incompiuta, il Parco scientifico e tecnologico in contrada Selvaiezzi.