Truffa delle emissioni auto Richieste danni dal Chietino 

Sono migliaia in provincia gli automobilisti che acquistarono veicoli non a norma Aderendo al risarcimento collettivo possono ottenere il 15% di quanto speso

CHIETI. Parte anche a Chieti la class action dei truffati nello scandalo del dieselgate. Auto a motore diesel che emettono in atmosfera più sostanze nocive del dovuto, comprate, però, come se fossero del tutto in regola con le prescrizioni. In Italia sono circa 650mila gli acquirenti incappati nello scandalo e dunque ce ne sono migliaia anche in provincia di Chieti. Una ventina si è già rivolta all’associazione dei consumatori Codacons che, come già Altroconsumo, dà assistenza a chi vuole aderire alla class action nazionale allo scopo di riavere indietro il 15% del valore dell’autovettura.
«Il dieselgate», spiega Vittorio Ruggieri, responsabile provinciale Codacons, «riguarda chi ha acquistato autovetture euro 5 a marchio Volkswagen, Audi, Skoda e Seat. Ricordiamo che c’è un procedimento penale pendente davanti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona. La Procura sta svolgendo un esame tecnico su otto autovetture del marchio Volkswagen e il Codacons ha già nominato due consulenti tecnici di parte che stanno seguendo questa fase di esame tecnico. All’esito di questo esame», continua Ruggieri, «la procura deciderà se rinviare a giudizio gli amministratori di Volkswagen Italia, Luca De Meo, Rupert Johann Standler, Massimo Nordio, Michael Alexander Obrowski, Paolo Pamo e Annamara Borrega». Nel caso di un rinvio a giudizio, Codacons procederà a contattare tutti gli iscritti per chiedere se vorranno costituirsi parte civile nel procedimento penale. Lo staff legale dell’associazione predisporrà una costituzione di parte civile personalizzata, attraverso la quale ottenere il risarcimento dei danni. Che non sono solo quelli patrimoniali (vale a dire il 15% del valore dell’autovettura al momento dell’acquisto), ma, sottolinea Ruggieri, «anche quelli morali derivanti dal reato». Il Codacons, però, avverte anche che «l’adesione a questa class action, come d’altronde a qualsiasi altra azione civile, comporterà la rinuncia ad ogni azione restitutoria o risarcitoria basata sullo stesso titolo, come cioè previsto dall'articolo 140 bis del codice del consumo. E, quindi», conclude Ruggieri, «verrà preclusa la possibilità di richiedere il risarcimento nel giudizio penale». (a.i.)
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