I 18 lavoratori sono senza stipendio da più di un anno. Martedì appuntamento all’Aquila per l’incontro con Chiodi, Venturoni e De Fanis

Villa Pini, rientra la protesta alla Cicala di Atessa

Dopo il corteo e l'occupazione del tetto della struttura, la trattativa si sblocca solo a notte fonda

ATESSA. È rientrata la protesta di alcuni dipendenti della Cicala (gruppo Villa Pini) saliti sul tetto della struttura perché da più di un anno senza stipendio e con un futuro incerto. Per martedì hanno ottenuto un appuntamento a L'Aquila con Gianni Chiodi, con l'assessore alla sanità Lanfranco Venturoni e con il consigliere regionale Luigi De Fanis.

Le trattative per far scendere i dipendenti dal tetto sono andate avanti fino a notte fonda. «Grazie al sindaco Nicola Cicchitti e all'assessore Vincenzo Genovesi che hanno avuto i contatti telefonici con il presidente Chiodi», afferma Antonio Di Nenno, dipendente della Cicala, «siamo riusciti ad ottenere la promessa dell'incontro. Vogliamo far arrivare le nostre ragioni e la nostra disperazione ai vertici della Regione e sentire da loro come si risolve questa storia». 

I 18 lavoratori del centro residenziale per diversamente abili psichici e fisici "Piccolo Rifugio La Cicala" appartiene al gruppo Angelini come SanStefar e Maristella, per le quali è già stato dichiarato il fallimento. Sintomatici sono i brindisi che i dipendenti di queste due strutture hanno fatto alla notizia del fallimento perché così si sono sbloccati i pagamenti degli arretrati.

All'incontro in Regione, al quale saranno presenti anche Cicchitti e Genovesi, si parlerà delle ragioni dell'esclusione della Cicala dall'istanza fallimentare, delle possibilità e dei tempi di percepire gli arretrati, del futuro della struttura che ospita 40 pazienti.  I dipendenti della Cicala vogliono dai politici risposte, così come si è sentito più volte durante il corteo che si è snodato venerdì attraverso le vie cittadine. Alla manifestazione hanno partecipato anche alcuni pazienti ed è questa un'altra faccia della medaglia perché il rischio è che la Cicala sia chiusa.  «Abbiamo assicurato agli ospiti, malgrado la struttura sia in emergenza e noi senza stipendio, tutte le attenzioni dovute.

Questa è una lotta che noi combattiamo anche per loro perché qui siamo una famiglia che non vuole smembrarsi», afferma Di Nenno.  L'assessore comunale Genovesi (Pdl) si appella all'unità delle forze politiche: «Dobbiamo essere uniti e non fare come il capogruppo dell'Udc in regione Antonio Menna che appena dopo il corteo parlava d'iniziative legate solo al suo partito».  Sulla recinzione della struttura restano ancora i manifesti. "Se la Cicala chiuderà la malasanità trionferà" è scritto su uno. Dovrebbe essere questo il messaggio che, prima della disperazione dei dipendenti, martedì mattina dovrebbe arrivare sul tavolo di Chiodi e Venturoli.

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