mostra

A Pescara Michetti e gli artisti del suo tempo

Le opere del pittore francavillese a confronto con quelle dei grandi conterranei, da Celommi a Cascella

PESCARA

Una ricognizione della pittura a cavallo tra Otto e Novecento disegna un percorso espositivo di grandi pittori e importanti opere fra le stanze della Fondazione Museo Paparella Treccia di Pescara, nella bella cornice di Villa Urania (via Piave).

La mostra “Francesco Paolo Michetti e il suo tempo in Abruzzo” apre al pubblico oggi, alle ore 16, con 21 dipinti di Michetti posti a confronto con opere di Pasquale Celommi, Basilio Cascella, Giulio Aristide Sartorio, Costantino Barbella e Tito Pellicciotti, tutti coevi, amici e assidui frequentatori del maestro di Francavilla al Mare.

«Inauguriamo questa nuova mostra ad esatta distanza di venti anni dalla istituzione della Fondazione Paparella Treccia Devlet, che in un Consiglio comunale solenne consacrò la munifica volontà del professor Raffaele Paparella Treccia di donare alla città di Pescara la prestigiosa Villa Urania e la ricca collezione di antiche maioliche di Castelli», esordisce Augusto Di Luzio, presidente della Fondazione Paparella. «Quello di oggi è un primo momento celebrativo, ma a breve onoreremo il ventennale in modo più solenne ed approfondito, con la pubblicazione del catalogo generale delle maioliche e dei dipinti della collezione, in fase di realizzazione».

Intanto il presidente e i membri del Cda propongono alla città una nuova occasione di confronto e conoscenza di notevoli opere d’arte, inoltre nell’allestimento, oltre ai dipinti, sono esposti anche documenti originali, manoscritti di d’Annunzio, dello stesso Michetti, di Barbella e Sartorio, e spartiti musicali originali di Francesco Paolo Tosti illustrati da cromolitografie di Michetti, documenti e curiosità che rendono ancora più completa ed esplicativa la lettura del “tempo di Michetti in Abruzzo”.

È d'altronde il professor Fabio Benzi, tra i massimi conoscitori dell’opera michettiana, ordinario di Storia dell’arte moderna e contemporanea dell’università d’Annunzio, a curare la mostra e il catalogo che la accompagna.

Ed è proprio in quest'ultimo che presenta Michetti come «un pittore internazionale in Abruzzo». «Un pittore di grandissima versatilità e di straordinaria facilità esecutiva ed inventiva, a tal punto che queste doti gli furono rimproverate da una parte della critica», scrive Fabio Benzi. «Certamente la fascinazione per la realtà è uno dei dati costitutivi della personalità di Michetti, e la sua costante e vastissima pratica fotografica ne è un indice evidente. Tuttavia questo dato oggettivo ha dato luogo a un fraintendimento o meglio a una drastica limitazione della comprensione della vastità delle sue aperture estetiche e del suo stesso ruolo nell’ambito dell’arte del suo tempo», prosegue, «circoscrivendolo al riduttivo contesto della pittura “di realtà” italiana del XIX secolo, confinante grosso modo con la visione accademica allora corrente. Già però dall’inconsueta dimensione sperimentale che la fotografia assume nell’ambito della sua opera, nonché dall’originalità di ispirazione rispetto alla pittura sua contemporanea, si può intuire chiaramente che il realismo michettiano (la suaconcezione della realtà) non è neanche lontanamente paragonabile alla corrente realista italiana cui solitamente si suole riferire l’artista abruzzese. E direi che anche nelle più articolate flessioni straniere è difficile trovare analoghi punti di vista e di confronto per una così appassionata e originale dialettica con la realtà».

La mostra è visitabile tutti i giorni, compresi i festivi, negli orari 9.30-12.30 e 16-19:30 (biglietto intero euro 6) e nel percorso permette anche di ammirare la prestigiosa collezione permanente di 151 esemplari di antiche maioliche di Castelli, prodotte tra il 1500 e il 1800, realizzate da grandi e famosi autori come Francesco e Carlo Antonio Grue.

Quello che questa mostra vuole contribuire a riaffermare è il respiro internazionale dell'opera michettiana, nel suo tempo e in rapporto ad altri celebrati artisti. «Rileggendo Michetti in questa più consona e storica chiave, non solo di realismo ma di simbolismo internazionale nutrito di intellettualismo e di cultura orientale» si legge ancora nel catalogo a firma di Benzi, «se ne ricaverà forse con più chiarezza il reale valore, molto più complesso di quello che i suoi più entusiastici critici, soprattutto contemporanei, vollero attribuirgli».