Alain e Romy, l’amore che non muore  

Delon ricorda la Schneider su Le Figaro: «Chi l’ha amata e l’ama ancora le rivolga un pensiero»

PARIGI. Domenica scorsa, Romy Schneider avrebbe compiuto 80 anni. Alain Delon si era presentato giorni prima nella redazione del quotidiano parigino Le Figaro, in Boulevard Haussmann, con, un messaggio da pubblicare in concomitanza dell'anniversario dell'attrice, scomparsa nel 1982 all’età di 44 anni, con cui visse un'appassionante relazione negli anni Cinquanta. Sul giornale francese è apparso, domenica, questo messaggio dettato dall’83enne attore francese: «Rosemarie Albach-Retty detta Romy Schneider avrebbe 80 anni oggi, domenica 23 settembre. Chi l’ha amata e l’ama ancora le rivolga un pensiero. Grazie. Alain Delon». «È venuto con il suo assistente, senza avvisare i giornalisti che conosce, e ci ha sottoposto il suo testo», ha raccontato la responsabile del servizio, Pascale Bourdet. «Abbiamo rielaborato insieme uno o due passaggi e ci ha salutato una mezz'ora più tardi. Era commosso».
Alain Delon e Romy Schneider furono una delle coppie più belle del cinema di tutti i tempi. Tornati insieme sul grande schermo, quando il loro amore era già finito (Delon si era sposato nel frattempo con l’attrice Mireille Darc), i due ex fidanzati avevano incantato si nuovo il pubblico, nel 1969, con "La piscina", un film diretto da Jacques Deray. Romy Schneider scriveva nel suo diario: «L'uomo più importante della mia vita resta Delon. È sempre pronto a tendermi la mano. Correrebbe in mio aiuto in qualsiasi momento. Alain non mi ha mai abbandonata a me stessa, né oggi né ieri ».
Delon ricambiava questo sentimento e in un'intervista del 2007 alla rivista Vanity Fair parlò di lei come «Le grand amour de ma vie», il grande amore dela mia vita.
Quando lei fu trovata senza vita, il 29 maggio 1982, nella casa del suo fidanzato il produttore Laurent Petin, Delon le scrisse per la prima volta una lunghissima lettera d’amore, pubblicata su Paris Match: «Ti guardo dormire. Sono accanto a te, sei vestita di una lunga tunica nera e rossa, ricamata sul petto. Sono fiori, credo, ma non li guardo. Ti dico addio, il più lungo degli addii, mia Puppelé. (..) Ti guardo dormire, dicono che sei morta. Penso a te, a me, a noi. Di che cosa sono colpevole? Riposati. Sono qui, vicino. Ho imparato un po’ di tedesco, grazie a te. Ich liebe dich. Ti amo. Ti amo, mia Puppelé».
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