Cima dell'Altare e Monte Sant'Angelo

L'ITINERARIO

Cima Tarì, la sentinella dei tesori abruzzesi 

Altezza modesta ma affaccio sulle nostre montagne più belle

La Cima Tarì è una delle sentinelle di Fara San Martino assieme alla Cima della Stretta e custodisce i tesori delle montagne abruzzesi: la Valle di Santo Spirito con la sua Abbazia di San Martino, l’acqua, i boschi e il lungo sentiero che arriva fino al Monte Amaro. Nonostante la sua altezza sia modesta (1.463m) rispetto ai giganti della Majella, ha un affaccio unico e molto scenografico che andiamo a conquistare.

Panoramica sul mare Adriatico da Cima Tarì

Si parte dalla località Colle San Leonardo a Fara sulla strada 263 e si percorre il sentiero H5, quello che sale sulla Cima Tarì e poi prosegue lungamente per arrivare fino alla Cima dell’Altare in circa 5-6 ore di cammino stupendo e panoramicissimo. Ci torneremo dunque, ma per ora accontentiamoci di percorrere la carrareccia che dopo circa 1,5 km diviene sentiero e si inerpica nel bosco di giovani roverelle. Non vi illudete, anche se l’altezza da raggiungere non è proibitiva, la salita si fa ben presto molto ripida tra foglie e sassi che, se bagnati, risultano scivolosi. All’altezza di 1.200m si incontra un ricovero, una grotta naturale e da questo punto in poi, il sentiero diviene un po’ evanescente. Quando il cammino si perde e paiono scomparsi anche i segnali, guardatevi attorno: nascosti tra la vegetazione si scorgono segni su alberi e pietre, o un paletto e un omino di pietre che vi indicano la via. Si arriva presto ad una radura e lo sguardo va a poggiarsi sul Lago di Casoli e tutti i borghi più belli della Majella, poi arriva sul profumo del mare.
Dopo aver raggiunto due enormi rocce, con un ultimo sforzo si arriva in cima e quassù comincia la festa (2,30 ore, 4km, 900m di dislivello). Un vero e proprio galà di lusso dove tutti i rilievi sfoggiano il vestito più bello e le profondi valli li ingioiellano con cura e ricercatezza. Verso nord ovest il profilo della Cima dell’Altare domina su tutto e si distingue nettamente il lungo crinale che ne discende passando per il Colle dell’Incotto. Alla sua destra si erge imperioso il Monte Sant’Angelo che degrada prima ripidamente e poi più dolcemente verso il Piano della Casa alla cui sinistra si distingue l’incisione della valle Macchialunga e poi Cannella, quella che porta su fin quasi all’Amaro. Più ad est il Monte Pizzone vestito del verde dei pini mughi, incoronato dall’Acquaviva; tra questi e il Piano della Casa la valle delle Mandrelle e il salto di roccia di quella del Macellaro con il suono della sua cascata. Gli occhi poi se ne vanno a guardare la sella della Carrozza e un pizzico di Murelle, per poi approdare sui merletti del Forcone e le Macirenelle che degradano sul Colle Bandiera. Uno sguardo d’onore va alla Val Forcone di cui si vede l’incrocio con la Val Serviera e alla bella e ripida Cima della Stretta.
«Una volta arrivati sulla vetta ci siamo voltati, e ci si è presentata una bellissima vista. L’atmosfera splendidamente chiara; il cielo azzurro intenso; le valli profonde; i profili selvaggiamente frastagliati; i cumuli di detriti ammassati nel corso dei secoli; le rocce dai colori vividi, in contrasto con le quiete montagne innevate; tutto questo insieme creava uno scenario che nessuno avrebbe potuto immaginare». [C. Darwin, Viaggio di un naturalista intorno al mondo]
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