Dacia Maraini: «I miei Bur quei libri tascabili e perfetti» 

La scrittrice direttrice di “Pescasseroli legge” racconta i suoi volumi preferiti della collana grigia della Rizzoli che nel 2019 celebra i settant’ anni di vita

Emily Dickinson e la creatività femminile negata, Conrad e il doppio, Lucrezio e la natura, Gogol e la caricatura, Hawthorne e l'abuso del potere nei confronti delle donne, Apuleio e la trasformazione, Erodoto e l'immaginazione che si mescola con la storia. Sono gli autori scelti da Dacia Maraini per festeggiare i 70 anni della Bur, la mitica collana di tascabili su cui la scrittrice Premio Strega e Campiello si è formata. «Ho indicato questi autori non solo perché mi hanno aiutato a formarmi, mi hanno dato delle emozioni e sono stati importanti, ma perché i temi dei loro libri sono tutti universali», dice Maraini, che in questi giorni è impegnata in Abruzzo con la rassegna “Pescasseroli legge” di cui è diettrice, dei suoi sette Bur del cuore: “Storie” di Erodoto, “L'asino d'oro” di Apuleio, “La natura” di Lucrezio, “I racconti di Pietroburgo” di Gogol, “Il compagno segreto” di Joseph Conrad, “La lettera scarlatta” di Nathaniel Hawthorne e “Le poesie” di Emily Dickinson.
«Con grande dispiacere ho dovuto scegliere, perché sette sono pochi, di libri che mi interessano ne ho tanti. Tra gli italiani avrei messo Giacomo Leopardi. Avevo incluso anche il romanzo picaresco “Lazzarillo del Tormes” di autore Anonimo, ma non è al momento disponibile nel catalogo Bur e allora ho pensato a “Il compagno segreto” di Conrad, un romanzo breve, poco conosciuto, che ho anche tradotto, sul tema del doppio, della somiglianza, di chi è l'Altro».»,«La mia prima formazione con i classici è stata con il catalogo Bur. Erano libri molto piccoli, non grandi come sono adesso. Li tenevo in tasca quando andavo a scuola e mi sono stati utilissimi, perché erano accompagnati da un apparato critico semplice ma profondo, ben fatto, adatto per i ragazzi. La Bur era straordinaria. Tutto era fatto bene, la traduzione, l'introduzione esemplificativa" dice la scrittrice della collana nata nel 1949 che è arrivata al traguardo dei 70 anni con un catalogo che supera i 5 mila titoli, non più limitato ai soli classici, ma aperto alla narrativa contemporanea, alla non fiction, alla saggistica e ai manuali.
Come recitava la quarta di copertina di alcuni dei primi volumi, la Bur ha offerto «a tutti, anche ai meno abbienti, l'opportunità di possedere, integralmente, i testi principali delle letterature di tutti i tempi».
Una storia di successo che sin dall'inizio si è intrecciata e ha contribuito all'evoluzione culturale del Paese.
«Erodoto per me è stato importante», racconta Dacia Maraini, «perché mescolava la fantasia e l'immaginazione con la storia. Non è uno storico alla Tucidide che si tiene attaccato ai fatti. E' un narratore. Apuleio, che ci racconta di un uomo che diventa asino, affronta un tema che a me interessa molto, quello della metamorfosi e del rapporto uomo-natura, uomo-animali. Di Gogol, che ci narra di un naso che viaggia da solo per Pietroburgo, mi piace l'aspetto surreale. Lucrezio ci porta al nostro rapporto malato con la natura. E' importante che i ragazzi oggi dicano: “State distruggendo il pianeta”», spiega Marini facendo riferimento a Greta Thunberg. E anche la “Lettera scarlatta”di Hawthorne fa capire tante cose sul rapporto sessuale tra i due generi. «E' un po' come il caso del movimento #MeToo. Lui ha il potere, lei è stata sedotta, la verità si saprà alla fine».
La Bur festeggia il settantesimo anniversario per tutto il 2019 con eventi e incontri tra cui 10 appuntamenti in librerie Mondadori che hanno preso il via il 23 marzo scorsa in contemporanea nei Mondadori Store di Roma, Milano, Bologna e Palermo con quattro grandi scrittori: oltre a Dacia Maraini, Paolo Mieli, Maurizio De Giovanni e Silvia Avallone che hanno raccontato il loro Bur preferito. La collana di classici per il grande pubblico che Luigi Rusca, allora direttore editoriale di Rizzoli, e Paolo Lecaldano, convinsero l'editore a lanciare nel 1949, aveva tre i criteri fondamentali: un costo alla portata di tutti (50 lire ogni cento pagine), quando un libro di narrativa costava tra le 400 e le 500 lire, testi rigorosamente integrali e una veste grafica molto sobria. Il primo titolo pubblicato nei cosiddetti “grigi” sono “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni.
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