Erika Secondino celebrata per i suoi scatti 

La fotografa di Chieti premiata a Follonica per i suoi reportage in Etiopia e tra i malati di Hiv di Pescara 

CHIETI. È la teatina Erika Secondino ad aggiudicarsi il premio assoluto del concorso fotografico Trofeo Città di Follonica 2019. Sono stati premiati sia lo scatto singolo “Attesa” eseguito in Etiopia nel 2015 durante la manifestazione del Timkat (Epifania ortodossa), sia il reportage “A Poison In My Blood” un progetto che l’ha tenuta impegnata per due anni (2014-2016) in un centro per malati di Hiv a Pescara.
L’importante concorso fotografico toscano, organizzato dal Fotoclub Follonica, ha visto partecipare nelle scorse edizioni diversi nomi importanti della fotografia come, per eseempio, Lorenzo Zoppolato, vincitore di importanti riconoscimenti fotografici, e ha annoverato tra le file dei giurati il fotografo Fausto Podavini (nel 2015), vincitore del World Press 2013. In questa edizione sono stati più di 670 i fotografi iscritti con oltre 6000 fotografie in concorso.
Con il lavoro sui malati di Hiv, Erika Secondino ha cercato di dar voce a quelle persone che troppo spesso vengono dimenticate e ghettizzate a causa di una malattia. Al termine della cerimonia di premiazione, il 4 maggio scorso, è stata organizzata una mostra personale della fotografa abruzzese, aperta al pubblico fino al primo giugno, nella Pinacoteca Amedeo Modigliani di Follonica.
«È stato un onore vincere il premio assoluto di questo prestigioso concorso», dice Erika Secondino. «Confrontarmi con tutti questi professionisti ed esserne uscita con il primo premio sembra un sogno. Sono molto felice e orgogliosa del mio lavoro, che è servito a dare voce a delle persone spesso lasciate al loro destino dal resto della comunità. Voglio ringraziare il Fotoclub di Follonica per l’impeccabile organizzazione e l’impegno profuso in questi giorni di allestimento».
«C’è da dire», aggiunge la fotoreporer di Chieti, «che non sarei mai arrivata fino a questo punto senza la Mood Photography (scuola fotografica di Stefano Schirato, Simone Cerio e Marco Di Vincenzo, ndr), nella quale ho studiato fotografia e da dove ho avviato il lavoro A Poison In My Blood, che è stato tra l’altro inserito in un progetto collettivo più grande chiamato Ecce Homo (a Pescara nel 2015, ndr)».
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