Giannini in scena ad Avezzano «Ecco come si diventa attori» 

L’artista protagonista ieri di un recital di poesie nella biblioteca Nicola Irti «Volevo occuparmi di satelliti in Brasile poi la mia vita è cambiata per un caso»

AVEZZANO. Ha prestato per anni la voce ad Al Pacino e al Joker di Batman, ha conquistato la candidatura all'Oscar come miglior attore per la sua interpretazione in Pasqualino Settebellezze e da 20 anni insegna ai giovani. Giancarlo Giannini, 76 anni, è un'enciclopedia vivente di aneddoti e storie di vita vissuta che arricchiscono le sue chiacchierate con il pubblico durante le performance teatrali che lo portano in giro per tutta Italia. Ieri pomeriggio, è stato ospite della biblioteca "Nicola Irti" ad Avezzano, per un recital poetico. Da Leopardi, Ungaretti, Neruda, Shakespeare, Dante e Pasolini, Giannini ha interpretato decine di poesie accompagnato dalla musica del Marco Zurzolo Quartet. Prima dello spettacolo ha risposto alle domande del Centro.
È passato in poco tempo dal diploma di perito elettronico ai palcoscenici teatrali: come ha capito che il suo futuro era il mondo dello spettacolo?
Non lo avevo capito, in realtà, è stato tutto un caso. Io dovevo andare a lavorare in Brasile sui primi satelliti che partivano, ma dovevo necessariamente fare il militare. In quel periodo ero a Napoli e mi dissero che dovevo andare in accademia. Io pensavo l'accademia navale e invece era l'Accademia d'arte drammatica. Sono andato per gioco a Roma e ho iniziato. Dovevo fare tre anni, ma ne ho fatto uno solo perché il mio obiettivo restava il Brasile. Poi c'era una borsa di studio di 40mila lire, me l'hanno data, che facevo: non la prendevo? Da lì è iniziato tutto e in Brasile non ci sono più andato.
A soli 18 anni ha esordito in teatro con "In memoria di una signora amica" di Giuseppe Patroni Griffi e poi è partita la sua carriera che l'ha portata al cinema. Come ha vissuto questo passaggio?
È venuto naturale, non c'è stata una preparazione particolare o una scaletta. Tutti quelli che venivano in teatro a vedermi mi dicevano che non potevo andare al cinema perché ero un animale da palcoscenico. Ma poi ho provato, ho incontrato Mastroianni, Gassman, la Wertmüller e la Vitti, ho capito che era un'altra tecnica ma non ho avuto difficoltà. Nella vita non bisogna mai credere a quello che ti dicono e non bisogna mai copiare gli altri: nel modo più assoluto. Bisogna provare e mettersi in gioco, sempre, poi se vali si vedrà.
Nel corso degli anni ha dato la voce a tantissimi personaggi. Ha un segreto per riuscirci al meglio?
Un attore dà la voce perché prima di tutto si diverte, a me è accaduto così. Io ho cominciato di nascosto quando ero ancora in Accademia. Mi pagavano e mi sono detto: perché no? Da lì ho capito, però, che il doppiaggio non possono farlo tutti perché, anche in questo caso, bisogna studiare. Però poi c'è chi lo fa meglio e chi lo fa peggio. Io doppiavo sempre Al Pacino e tutti mi dicevano: come sei bravo. Ma mica ero bravo io, era bravo lui. In qualsiasi mestiere bisogna essere sempre modesti e non strafare perché non serve. È come l'uovo di Colombo: c'è sempre una soluzione semplice a un problema impossibile.
Sta portando in giro per l’Italia uno spettacolo di note e poesie. Quanto è difficile oggi recitare un'ode di Leopardi?
L'attore deve sempre leggere la poesia, anche se la sa a memoria, e non deve dargli quel timbro tipico dell'insegnante che la spiega ai ragazzi. Bisogna pensare che le parole scritte da Leopardi, da Dante, da Petrarca sono poesia e come tale devono essere interpretate. Questo il pubblico lo apprezza molto.
Oggi i giovani fanno difficoltà a entrare nel mondo dello spettacolo. Ha qualche consiglio da dare loro?
Insegno da 20 anni all'Accademia e ogni anno arrivano circa 700 giovani che vogliono entrare, li vediamo tutti e poi ne prendiamo 7 o 9. Tutti vogliono fare gli attori, ma non tutti possono. Bisogna innanzitutto avere la stoffa, poi ci sono delle opportunità che ti danno visibilità e questo cambia tutto. Io sono capitato a fare personaggi come Mimi metallurgico e ho incontrato Gassman e Mastroianni dai quali ho potuto solo imparare. Faccio parte di una generazione dove i maestri erano fondamentali e sono felice di aver avuto l'opportunità di conoscerne tanti. Purtroppo non tutti ci riescono. Lo studio e la scuola sono fondamentali, come in tutti i mestieri. Quando vedi per esempio il maestro scalpellino che lavora, devi riuscire a prendere qualcosa da quei passaggi. Poi devi studiare e spiccare il volo da solo.
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