«Ho un dito storto che chiamo Pescara» 

In un’intervista al Centro la storia delle visite in Abruzzo per la doppia inaugurazione del bookstore

PESCARA. Quando nel 1993, Inge Feltronelli inaugurò la prima libreria Feltrinelli in corso Umberrto a Pescara, quella era la 25esima di un circuito che oggi conta più di 120 punti vendita in tutta l’Italia. Ci torno 18 anni dopo a Pescara, l’editrice scomparsa ieri all’età di 87 anni. Era il 22 aprile 2011. L’occasione era l’inaugurazione del nuovo bookstore della Feltrinelli in via Milano. Raccontò, allora, a Laura Venuti che la intervistava per il Centro: «Sono molto felice di tornare a Pescara. La prima volta che sono venuta era per l'inaugurazione della libreria, nel 1993. Sono arrivata in treno e durante il viaggio, non so bene come, mi sono rotta un dito. Ma c'era l'inaugurazione, così non ho avuto il tempo di andare al pronto soccorso. È finita che ancora oggi il mio dito è un po' storto. È diventato il dito di Pescara».
«La cultura è importantissima», aggiunse. «E proprio per questo va stimolata. Se lasciamo i bambini davanti alla tv avremo una generazione idiota (...) I lettori vanno stimolati. Le librerie devono essere punti di incontro, luoghi in cui si dà appuntamento alla fidanzata, posti attraenti. La libreria non può e non deve essere un tempio di cultura totale. Ci devono essere anche la musica, i giochi, la cartoleria. Insomma, bisogna fornire un'offerta stimolante. La gente vuole annusare, toccare. Poi magari la prossima volta torna in libreria e decide di comprare. E poi bisogna avvicinare i bambini alla lettura. Per questo sono molto fiera del progetto che stiamo portando avanti con Reggio Children, la società del comune di Reggio Emilia che ci ha aiutati a realizzare in tutte le nuove librerie e che ci sarà anche a Pescara, dei reparti interamente dedicati ai bambini con scaffali speciali, metodi speciali per far entrare in contatto i bambini con i libri». Qual è il criterio che usa chi di mestiere deve scegliere cosa pubblicare e cosa lasciare in un cassetto?«Non c'è un criterio e non ci sono regole precise», rispondeva in quell’intervista, Inge Feltrinelli. «Ogni libro ha il suo destino, la sua fortuna o il suo totale flop. E non sempre è prevedibile.» Tra i classici invece cosa non si può assolutamente perdere? «Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ma anche un bel libro di Italo Calvino, le opere di Primo Levi sul nazismo».
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