I 65 attori sul palco di I love Litaglia

LO SPETTACOLO

“I love Litaglia”, l’emigrazione tra paure e spirito d’avventura 

Al Teatro Marrucino di Chieti i giovani attori di Shakespeare in Converse narrano gli italiani che raggiunsero l’America, vittime di pregiudizi e pieni di valori

CHIETI. Il nuovo mondo arriva dal mare, con la valigia di cartone, gli abiti prestati dai nonni, lo sguardo puntato sullo spettatore. Occhi giovani e aperti sulla magia del teatro, quello che racconta il dramma delle migrazioni di ieri e di oggi, così come l’incanto di una notte di mezza estate nel bosco fatato. L’immagine potente di quell’umanità che arriva dal mare – shooting di Francesco Bonomo sulla spiaggia di Francavilla – annuncia in locandina la ripresa di “I love Litaglia”, giovedì prossimo al teatro Marrucino, ore 21.

Un momento dello spettacolo

“I love Litaglia” è lo spettacolo dell’associazione teatrale Shakespeare in Converse creata e diretta da Veronica Pace, autrice e regista. Un progetto nato in seno al liceo classico Vico di Chieti e in pochi anni diventato una realtà autonoma, scuola di recitazione e compagnia teatrale in pieno fermento e con qualcosa di proprio da dare al territorio. Lo spettacolo torna in scena nel luogo dell’acclamato debutto a distanza di tre anni, periodo in cui ha raccolto meritati applausi girando per festival e rassegne di arte giovanile a contenuto civile, e il premio La valigia di Cartone nel 2017 a Castel del Monte (L’Aquila) per l’impegno nel valorizzare la storia dell’emigrazione.
Con emozione, va detto.

Videoproiezioni come scenografia (minima), grandi quadri viventi, creazione collettiva, secondo lo stile coinvolgente e proprio di Veronica. Teatina di origine, laurea al Dams e un sentimento per il mare che l’ha spinta ultimamente a raccogliere storie dei pescatori eoliani, lavoro sugli «abissi dell’anima» che vedrà la luce entro l’anno. Intanto le prove al Marrucino per l’attesa replica di giovedì (biglietti in tutti i rivenditori ciaotickets, online oppure al botteghino del teatro). “I love Litaglia” racconta nella prima parte dell’emigrazione italiana e abruzzese a inizio secolo scorso verso gli Stati Uniti, nella seconda parte dell’immigrazione di questo tempo attraverso il Mediterraneo.

Veronica Pace

«Con l’emigrazione in America», scrive Veronica, «diamo voce alle storie di milioni di italiani che lasciarono la propria terra nella speranza di poter costruire una vita migliore oltreoceano, raccontiamo delle difficoltà, ma anche dello spirito e dei valori che ha animato la giovane comunità italo-americana negli Stati Uniti. Dopo una carrellata di lettere scritte dagli emigranti ai loro parenti e famiglie rimaste in Italia, lo spettacolo affronta il razzismo di cui gli italiani sono stati vittima in quegli anni».
«Utilizzando i titoli di giornali di allora, inzeppati di stereotipi razzisti e sentimenti negativi nei confronti dei nostri connazionali, lo spettacolo entra nella seconda parte seguendo una linea ideale che unisce tutti i popoli costretti a migrare. Ed è proprio qui che “I love Litaglia” trova la sua forza, riesce a emozionare su piani diversi ricordandoci che facciamo tutti parte di una grande comunità, quella degli esseri umani». Lo spettacolo, che si avvale anche di brani scritti da Erri De Luca e Alessandro Baricco, vede i 65 attori sul palco indossare costumi che richiamano i primi del ‘900, molti dei quali prestati proprio dai loro nonni.
Le luci di scena vengono usate per dare una precisa identità alle varie situazioni, dal viaggio in nave ai cantieri di New York, e per sottolinearne il dramma in tutte le sue sfaccettature. L’uso delle video proiezioni aggiunge intensità alla narrazione. Uno spettacolo multimediale frutto dell’eclettismo di una giovane attrice «che voleva solo recitare».

«Volevo stare sul palco, non dietro le quinte, ma il successo da regista era forse superiore. Ho impiegato molto tempo ad arrivare a questa consapevolezza e ho capito quanto sia gratificante. Devo tutto a Pina Politi, donna coraggiosa e lungimirante, dirigente scolastica del Vico nel 2009, quando ho cominciato. Centinaia di ragazzi hanno partecipato agli spettacoli in questi anni e ogni nuova produzione è un mix tra giovani studenti ai primi passi e veterani, ragazzi che pur avendo terminato il percorso scolastico continuano a lavorare con me. Così ci sentiamo una grande famiglia prima che una compagnia teatrale». L’essenza di Shakespeare in Converse, contemporaneo e universale, scarpe da ginnastica e occhiali da sole. E sguardo attento sul mondo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA