Joseph Kosuth e le sue opere su testi di Ovidio 

Alle galleria Vistamare a Pescara le istallazioni site-specific dell’artista spagnolo con scritti in inglese e in latino

PESCARA. La nuova mostra di Joseph Kosuth alla galleria Vistamare di Pescara è basata sul lavoro di Ovidio. “Maxima Proposito (Ovidio)” sarà inaugurata sabato 25 novembre e resterà visitabile fino al 2 marzo 2018 nello spazio espositivo di via dei Frentani (lun: 10-13, mart-ven: 10-13, 16:30-19:30).
Questa è la prima volta che l’artista si confronta con il poeta romano nato a Sulmona di cui si celebra il bimillenario. Kosuth si appropria di una serie di testi di Ovidio scritti durante il regno d’Augusto, apogeo della civiltà romana, un’epoca colta, cosmopolita e sofisticata.
L’artista presenta una selezione di scritti in inglese e in latino che costituiscono assieme un’istallazione site-specific che percorre le 4 stanze della galleria. Ciascun frammento di testo è anche da considerarsi un’opera a sé, autorevole e indipendente. Le frasi e parole scelte dall’artista hanno profonde valenze storiche. Il progetto si pone come una struttura concettuale totalizzante che si estende all’interno del contesto architettonico della galleria e, simultaneamente, come una costellazione di opere indipendenti. Le istallazioni svolgono una funzione importante nel lavoro di Kosuth, ma anche le opere più piccole gli permettono di confrontarsi con idee che toccano problematiche diverse da quelle affrontate nelle opere site-specific.
Questi significati frammentati sono indipendenti dal significato generato da Kosuth, allo stesso tempo l’artista li deputa alla produzione del suo proprio “significato”. Come spesso avviene nella sua ricerca, è il significato a essere determinato dal contesto. Il fruitore è incoraggiato a pensare e partecipare anch’esso alla costruzione del significato dell’opera; per Kosuth è l’osservatore a completare l’opera. In questo modo il fruitore condivide il concettualizzante processo creativo dell’artista, invece di percepire l’opera d’arte come un frammento della storia o forma di intrattenimento visivo. Il contesto invita lo spettatore/lettore ad avvicinarsi alle parole di Ovidio attraverso un’ottica diversa e, infine, a esplorare il “nuovo” significato generato sia dall’artista che dai suoi stessi fruitori. Kosuth si è servito di testi “readymade” sin dall’inizio della sua carriera negli anni Sessanta: c’è un ristretto gruppo di citazioni tratte da altri artisti all’interno di The First Investigation. Per Kosuth ogni opera d’arte nasce da materiale “preso in prestito”, solitamente celato da una maschera di apparente naturalezza derivante dall’abitudine e dall’autorevolezza della tradizione. Lo scrittore utilizza parole coniate da altri, rivendicando individualità espressiva e responsabilità soggettiva della propria creazione: allo stesso modo Kosuth prende in prestito parole ma anche frasi e paragrafi, talvolta libri e persino biblioteche intere. Il significato generato da questa operazione viene reclamato per sé, svelato all’interno del proprio lavoro. Tale modus operandi, secondo Kosuth, rivela il carattere vero dell’arte.