L’India avvelenata negli scatti di Schirato 

Il fotoreporter espone a Pescara lo storytelling a colori “Il fuoco della terra”: l’inferno delle miniere di carbone a Jharia

PESCARA . Jharia, India, terra dei fuochi come Caivano, Caserta, Napoli. Un’India che non tutti conoscono, uno dei giacimenti di carbone più grandi del mondo dove l'aria è densa di fumo bianco e gas tossici sprigionati dal sottosuolo che arde.
Da centodue anni «un braciere a cielo aperto dove la gente continua ad abitare» racconta Stefano Schirato che quell’inferno è andato a fotografarlo, nei mesi scorsi, e ora è pronto a esporne le immagini per la prima volta in una mostra, da venerdì 13 settembre, inaugurazione alle 18.30, nella sede della Fondazione PescarAbruzzo in corso Umberto a Pescara, città dove il fotoreporter, nato a Bologna nel ‘74, vive e lavora.
Questa volta uno storytelling a colori, “Il fuoco della terra”, 40 scatti selezionati dallo stesso autore che aggiunge un nuovo capitolo alla sua indagine sull'inquinamento ambientale. Ricognizione che negli ultimi anni lo ha portato dall’Ilva di Taranto a Chernobyl, all’area Vesuviana (quattro anni di scatti in Campania testimoniati da un volume di circa cento immagini in bianco /nero, “Terra Mala. Living with poison”, Crowdbooks, stampato grazie al crowdfounding), per approdare lo scorso novembre allo stato dello Jharkhand, nell’India nord-orientale. Un progetto a lungo termine di cui non sembra intravedersi la parola fine, tanti ancora sono purtroppo i crimini di questo tipo perpetrati contro l’umanità. Un lavoro di denuncia e di indubbia potenza narrativa che sono valsi al freelance pescarese la pubblicazione in testate anche internazionali. «Per me la prima volta, dell’India non ho visto altro», racconta Schirato, «a 5 ore di auto da Calcutta ho trovato un’altra India, un inferno a se stante. Ho cercato di seguire la traccia prefissata, la main story legata al carbone, risorsa economica che avalla la precarietà di chi vive in quel posto. Il punto era come dimostrare fotograficamente la vita della gente in quel villaggio fantasma, le case crollate, gli incidenti, il furto del carbone alle 5 del mattino...».
«Vivere attorno a quelle miniere è molto pericoloso», continua il fotoreporter, «l’aria che si respira è appesantita, consumata dai gas sotterranei, i fumi nuocciono alle vie respiratorie e il terreno è a continuo rischio di collasso. Negli anni molti locali hanno perso la vita o sono rimasti mutilati, nella maggior parte dei casi le abitazioni sono interessate da crepe tanto estese da essere costantemente a rischio crollo. Per allontanare gli abitanti da un ambiente così precario e contrastare il commercio illegale di carbone – di cui vivono quasi tutti i cittadini della zona, rubandolo per rivenderlo al mercato nero – dal 2006 il governo indiano ha avviato un piano di costruzione di nuovi alloggi in zone limitrofe come Belgaria, dove ricollocare gli abitanti di Jharia. Il rovescio della medaglia è che l'acquisizione dei terreni per i nuovi insediamenti si è spesso trasformato in vero e proprio “land grabbing”, acquisizione indebita della terra dichiarata non più coltivabile a discapito dei proprietari originari ai quali non è mai stato dato adeguato indennizzo».
La mostra “Il fuoco della terra” sarà esposta fino al 6 ottobre, con ingresso libero.
Stefano Schirato lavora come fotografo freelance con un attento interesse sui temi sociali da oltre 20 anni. Collabora con diverse riviste, associazioni e Ong quali Emergency, Caritas Internationalis, Icmc, con le quali ha partecipato a progetti sui diritti umani, sull’emergenza dei rifugiati e immigrazione clandestina. Il suo lavoro è stato pubblicato dal New York Times, Cnn, Newsweek Japan, Vanity Fair, Al Jazeera, Le Figaro, Geo International, Burn magazine, National Geographic. Ha diversi progetti in corso in Europa dell’Est e in Africa e da alcuni anni porta avanti una ricerca sull’inquinamento e la corruzione nel sud Italia e del mondo. Il suo ultimo lavoro sulla crisi dei rifugiati lungo la rotta balcanica One Way Only è stato esposto in una mostra alla Camera dei Deputati.
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