L’Sos di Filippo Giorgi «Il surriscaldamento globale ci minaccia»  

Il climatologo oggi incontra gli studenti nella sua Sulmona «E’ forte il rischio di inaridimento, se non di desertificazione»

SULMONA. Ospite d'onore stamani all'inaugurazione dell'anno scolastico del liceo classico di Sulmona, al cinema Pacifico, sarà il professor Filippo Giorgi, climatologo di fama mondiale. Sulmonese, 59 anni, Giorgi, in aprile ha ottenuto la medaglia Alexander von Humboldt dell'Unione europea geofisica.
Professor Giorgi, Che funzione svolgono i gas serra presenti in atmosfera (vapor acqueo, anidride carbonica, metano)?
«Un ruolo importante perché assorbono la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre e mantengono la temperatura del globo a valori che hanno consentito alla vita di svilupparsi. Senza gas serra la superficie terrestre sarebbe circa 33 gradi più fredda. Il problema è che dall'inizio dell'era industriale le attività umane stanno immettendo in atmosfera crescenti quantità di gas serra, in particolare anidride carbonica e metano, e quindi l'effetto serra sta aumentando di intensità».
Questo sta causando un riscaldamento del pianeta?
«Esatto, dall'inizio del XX secolo la temperatura media della superficie terrestre è aumentata di poco più di un grado, soprattutto a causa dell'aumento di anidride carbonica, dovuto all'uso massiccio di combustibili fossili, e di metano, legato ad allevamenti intensivi. In soli 100 anni la concentrazione di atmosfera è aumentata da circa 280 parti per milione a più di 400, un aumento di più del 40%. Questo non si era mai verificato almeno negli ultimi 3 milioni di anni».
Quali sono gli effetti del riscaldamento globale?
«Il riscaldamento globale influenza l'intero clima del pianeta e quindi molte attività umane. Fra gli effetti principali, lo scioglimento dei ghiacciai, l'innalzamento del livello del mare, eventi meteorologici estremi, come alluvioni e siccità, e migrazioni di massa: i cosiddetti "rifugiati climatici”».
Come affrontare il problema dei cambiamenti climatici?
«Usando meno combustibili fossili e ricorrendo a fonti energetiche rinnovabili».
Qual è la soglia di pericolo e che sforzo stanno facendo le nazioni per non superarla?
«L'accordo di Parigi del dicembre 2015 ha fissato questa soglia a un riscaldamento di 2 gradi rispetto ai valori pre-industriali, cioè circa un grado rispetto a quelli attuali. Quindi in realtà non siamo molto lontani da questa soglia, che richiederebbe una diminuzione delle emissioni di gas serra del 60-70% entro il 2050. Per questo occorre uno sforzo di tutti i Paesi. Che non mi sembra ci sia, purtroppo».
E quindi?
«Quindi lo sforzo maggiore deve venire dal basso, dalla società civile, dalle amministrazioni locali, dalle aziende, e soprattutto dalle nuove generazioni, quelle che saranno più colpite dai cambiamenti climatici. Un impegno verso lo sviluppo sempre maggiore di quella che oggi chiamiamo “green economy”».
E cosa succederebbe se l'accordo di Parigi non venisse attuato?
«Le temperature globali potrebbero innalzarsi entro la fine del secolo fino a 4-5 gradi rispetto ai valori attuali. Per darle l'idea di quanto enorme sia questo riscaldamento, pensi che nell'ultima era glaciale, le temperature erano 5-6 gradi minori di oggi. Il cambiamento climatico avuto in circa 20.000 anni l'avremmo solo in 100 anni. Abbiamo una grande responsabilità verso le prossime generazioni, che speriamo non dovranno rimpiangere le nostre scelte».
E dell'Italia che ne sarebbe?
«L'area mediterranea è particolarmente sensibile al riscaldamento globale. I modelli climatici indicano una forte diminuzione di precipitazioni e un aumento di temperature. Insomma un forte rischio di inaridimento, se non desertificazione. Al tempo stesso un aumento di quelle che oggi vengono chiamate “bombe d'acqua”. Le zone costiere, oggi sede di gioielli storico-culturali (basti pensare a Venezia) sarebbero a forte rischio per l'innalzamento dei mari».
A Sulmona incontrerà i ragazzi del liceo classico. Cosa dirà loro?
«Quanto la consapevolezza di questo problema sia importante. Dalla consapevolezza dovrà nascere l'azione, non solo nella vita e nell'impegno di tutti i giorni, ma anche nel mandare un messaggio forte alle classi politiche che il problema non si può più ignorare. E' importante che si formi una opinione pubblica su questi temi e questa deve nascere dai ragazzi».
Sente nostalgia della sua Sulmona? Vi torna spesso?
«In realtà non molto spesso, specialmente da quando i miei genitori e mio fratello sono scomparsi. Mia moglie è dell'Aquila, quindi veniamo regolarmente in Abruzzo, una regione stupenda. Sono ancora in contatto con i miei amici del liceo. Spero che la splendida sede del liceo classico a Piazza Ovidio, dove ho passato degli anni molto belli, sia presto riaperta».
Parlando di Ovidio, lo scorso dicembre l'Assemblea di Roma capitale, dopo 2.000 anni, gli ha reso giustizia, revocando idealmente l'editto col quale Augusto l'aveva mandato in esilio. Cosa ne pensa di questa "riabilitazione" postuma ?
«Diciamo che anche in questo caso la giustizia non è stata esattamente veloce. Sarà un problema che ci portiamo dietro da duemila anni».
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