La guerra di Cristicchi: «I miei romani in Russia» 

Il cantante e attore porta il suo spettacolo teatrale domani a Pescara nell’ambito del Festival “La cultura dei legàmi” diretto da Edoardo Oliva

PESCARA. Simone Cristicchi va di corsa e ha poco tempo per dilungarsi in chiacchiere ma una cosa su tutte tiene a sottolinearla: «Con “Li romani in Russia” ho voluto mettermi alla prova e continuo a farlo. Per questo», racconta al Centro «dopo oltre trecento repliche dal debutto, di nove anni fa, continuo a portare nei teatri questo monologo avvincente e portentoso». Con lo spettacolo unicamente da lui interpretato, tratto dall'omonimo poema in rime romanesche di Elia Marcelli, “Li romani in Russia”- con la regia di Alessandro Benvenuti - l’eclettico cantautore romano aprirà, domani alle 18 all’Auditorium Flaiano di Pescara, la quinta stagione del festival "La cultura dei legàmi", rassegna ideata e diretta da Edoardo Oliva con il suo Teatro Immediato, in collaborazione con Comune di Pescara e il Museo delle Genti d’Abruzzo (biglietti a 15 euro, ridotto 12).
Cristicchi, cosa rende speciale questo monologo a distanza di nove anni dal debutto?
“Li romani in Russia” ha segnato il mio esordio da narratore, una dimensione diventata preponderante rispetto alla musica. Funziona perché è un racconto in ottave, cosa che rende il monologo unico nel suo genere.
Cosa vedremo in scena?
Sul palco accade ben poco, ci sono io seduto che racconto l’epopea di un gruppo di ragazzi italiani che partono nel 1941 e vanno a morire di freddo nella ritirata di Russia. Una galleria di personaggi che rivivono come in un film in quella rima romanesca avvincente e portentosa adottata da Trilussa e dal Belli, l’ottava, la lingua dei poemi epici, l’Iliade, l’Odissea...
Una prova d’attore impegnativa?
Sì, difficilissima: per un’ora e dieci un lavoro mnemonico non indifferente. Faccio rivivere le storie e le emozioni crude di Remo, Peppe, Mimmo, Sarvatore, Nicola, er Professore, e soprattutto Giggi, l'amico più fraterno della voce narrante, Elia Marcelli.
Come è arrivato al testo di un autore ai più sconosciuto come Marcelli?
Dopo la morte di mio nonno Rinaldo, che aveva scelto di partecipare a quella sciagurata campagna di guerra tornandone vivo con un piede congelato e per tutta la sua vita non volle raccontarlo, mi sono messo a cercare. E mi sono imbattuto in uno dei testi poetici di questo artista romano la cui vita è tutta un’epopea, dalle campagne di guerra come quella in Russia allo sbarco in Venezuela dove alcuni dei suoi film sono diventati classici del cinema sudamericano.
Domenica sarà la sua prima volta a Pescara Nell’impostazione data da Edoardo Oliva, il festival "La cultura dei legàmi" intende invitare a riflettere sulle tragedie della guerra. Come si confronta col concetto dei “legàmi”?
Legàmi è una parola negativa, ti fa sentire costretto, infastidito. Ma mi sono ritrovato legato dal filo invisibile e incantevole del racconto di mio nonno, il primo artista nella nostra famiglia, una figura monumentale con la sua romanità di Trastevere, quella lingua meravigliosa di Trilussa e del Belli che nulla ha da spartire con quella di certi comici che ne fanno scempio.
A cosa tende il suo impegno come direttore artistico del Teatro stabile d’Abruzzo?
Cercherò di stabilire un rapporto proficuo di collaborazione con il capoluogo adriatico e gli altri teatri abruzzesi. Stiamo lavorando per un nuovo spazio, anche piccolo, a Pescara, dove poter realizzare le mie idee. Mi interessa far girare il mio nuovo spettacolo “Manuale di volo per uomo”.
A Sanremo gareggerà trai “Big” della canzone italiana, come si prepara?
Con serenità, ho una carriera già avviata. Sanremo è una bella vetrina, canterò un brano in cui credo molto. Successivamente tournée e nuovo disco”.
E in marzo sarà di nuovo ospite, come autore di testo, del festival pescarese diretto da Oliva.
Si, l’attore romano Ariele Vicenti porta in scena “Le marocchinate”, mio racconto di un’altra pagina oscura della seconda guerra mondiale, razzìe e stupri subiti dalle donne italiane per mano delle truppe algerine aggregate agli americani.
Come è entrato in contatto col Teatro Immediato?
Mi hanno consigliato di vedere “Caprò”, lo spettacolo di Edoardo Oliva, mi è piaciuto moltissimo e l’ho inserito in rassegna. Così è nata un’amicizia e una collaborazione.
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