La vitale Pescara di Paz e dell’arte apre “Docudì” 

“Elegia per la vita” di Scurti dà il via oggi alla rassegna di cinema documentario del giovedì al Colonna 

PESCARA. La storia di un uomo, Peppino D’Emilio, che nel corso degli anni Settanta voleva trasformare la città di Pescara attraverso l’arte e per questo fondò uno spazio culturale dal nome “Convergenze”, inevitabilmente collegato al nome di Andrea Pazienza.
A raccontarla è Germano Scurti nel film-documentario “Elegia per la vita” che oggi alle 17.30 aprirà la rassegna “Il giovedì… Docudì - Cinema documentario al museo Colonna”, che andrà avanti fino al 10 maggio 2018, in collaborazione con il Festival del documentario d’Abruzzo - Premio internazionale Emilio Lopez. Dieci gli appuntamenti, il giovedì dunque, nella sala proiezioni del Museo di arte moderna e contemporanea di via Gramsci, con documentari «selezionati tenendo conto non solo del tema affrontato», spiegano i curatori, «ma anche delle loro caratteristiche strettamente cinematografiche. Si è cercato di scegliere opere di qualità, rivolgendo un’attenzione particolare di volta in volta alle tematiche diverse che spaziano dall’arte al sociale, dalle problematiche ambientali alla multicultura, al documentario d’inchiesta».
Il festival è stato presentato ieri da Giovanni Di Iacovo, assessore alla Cultura del Comune di Pescara, Antonella Stucchi dell’Acma (Associazione cinematografica multimediale abruzzese), Salvatore Santoro, vice presidente dell’Acma e Muni Cytron, motore della manifestazione.
Il primo degli appuntamenti è dunque con “Elegia per la vita” di Scurti, sociologo e musicista pescarese, con un dottorato in Scienze della comunicazione e una intensa attività di ricerca sui linguaggi espressivi e le forme estetiche. Il suo docu-film d’esordio racconta «un pezzo di Pescara» di qualche anno fa, ai tempi in cui Andrea Pazienza con la sua magica e mordente matita era uno studente del liceo artistico. Il suo talento era evidente a molti, e per lui entrare nel circuito di Convergenze e di D’Emilio fu «inevitabile». Paz nel 1977 su Alter Alter racconta così quell’esperienza: «Nel 1969 mi iscrivo al liceo artistico di Pescara, città in cui mi trasferisco, e ho già all’attivo alcune partecipazioni a mostre collettive. Nel ’70 (o molto prima?) apre a Pescara una galleria d’arte il cui tenutario è completamente pazzo. Si chiama Nuova Dimensione e la bazzico. Chiude nel ’72 (questo lo so per certo). Parte degli artisti senza tetto si riunisce e apre di lì a poco l’ormai leggendaria Convergenze, Centro d’incontro e d’informazione laboratorio comune d’Arte, che tutt’ora resiste. E per un poco va avanti che collaboro con costoro, si fa tutto il possibile, dall’happening alla grossa rassegna, dai concettuali ai comportamentisti, dai film in 16 o in super 8 alla body art, dai concerti ai veri e propri festival, eccetera. C’era un’aria conviviale da allegro seminario».
Oltre alle interviste a testimoni (artisti, giornalisti, critici e performer) il documentario usa immagini di repertorio inedite che si riferiscono alla presenza a Pescara nel corso degli anni Settanta di artisti come Joseph Beuys, Giuseppe Chiari, Mario Merz, Gilberto Zorio, Vettor Pisani, Enzo Cucchi, Pierpaolo Calzolari, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Gino De Dominicis, Sandro Chia, Franco Summa, Sandro Visca, Albano Polinelli, Andrea Pazienza stesso. E immagini inedite delle opere realizzate ed esposte in quel periodo. Premio miglior documentario alla 6ª edizione del Festival del documentario d’Abruzzo, Premio Internazionale Emilio Lopez. Il regista sarà presente in sala e risponderà alle domande del pubblico.