Neri Marcoré: «A Pescara con i miei amati cantauori» 

L’attore sarà in scena il 19 marzo al Flaiano con il recital “Le mie canzoni altrui” «Con questo spettacolo voglio raccontare ai giovani l’importanza delle parole»

Nasce da una sua grande passione, quella per la musica, lo spettacolo “Le mie canzoni altrui”. Il poliedrico Neri Marcorè si esibirà all’Auditorium Flaiano di Pescara il 19 marzo alle 21, nell’ambito della rassegna Verba Manent, organizzata da Arotron Eventi in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Pescara.
Attore, doppiatore, imitatore, conduttore, cantante. Il vulcanico e talentuoso artista torna a Pescara dopo il successo dello scorso anno, quando portò al Teatro Circus “Quello che non ho”, spettacolo costruito partendo dalle canzoni di Fabrizio De André e dalle pagine di Pier Paolo Pasolini.
Accompagnato dalla sua band, Neri Marcorè attingerà ora al repertorio dei cantautori italiani, ma anche del folk americano e del pop britannico, esibendosi nelle canzoni che hanno scandito la colonna sonora della sua vita.
“Le mie canzoni altrui”. Come nasce?
È una forma di spettacolo che ho cominciato a sperimentare qualche anno fa, figlio della mia passione per la musica. Metto in scena con amici musicisti una serie di canzoni che sono state importanti nella mia vita, che appartengono a cantautori amati. Ci sono canzoni meno conosciute, che magari potranno essere apprezzate proprio da quella sera. È a tutti gli effetti un concerto e non uno spettacolo teatrale, ma ci sono anche momenti diversi da quello musicale. Nel caso specifico del concerto di Pescara, ci sarà anche il mio amico Franco Mannella (attore e regista di San Giovanni Teatino, ndr) che salirà con me sul palco. Non è uno spettacolo con una scaletta fissa, cambia forma ogni volta. Sicuramente ci saranno canzoni di De Gregori, De André, Battiato, Gaber, Fossati. Il repertorio è vasto.
Quando nasce la sua passione per la musica?
È precedente al mio percorso professionale. Da piccolo cantavo, ascoltavo molto la radio, ascoltavo la musica con il mangiadischi. Ne ho ascoltata tanta di musica. Quando avevo 14 anni i miei mi hanno regalato una chitarra e ho iniziato a suonarla. Mi è capitato anche di farlo sui palcoscenici. Il mio esordio, seppur amatoriale, è proprio come cantante. Poi ho seguito un percorso diverso che mi ha portato a diventare professionalmente un attore, ma questa passione non si è mai affievolita. Mi sono esibito con musicisti e cantanti che ammiravo da lontano, con cui sono nate delle collaborazioni. La musica è una dimensione che mi piace frequentare. Una passione che ho coniugato con gli spettacoli teatrali.
“Le mie canzoni altrui” è inserito nel cartellone di Verba Manent, rassegna incentrata sul potere della parola. Qual è il potere della parola nelle canzoni che propone?
Un potere enorme perché non a caso parliamo di cantautori, artisti che fanno musica nei quali i testi hanno un ruolo fondamentale, se non predominante. Pensiamo a De André, ad esempio. La cura e il lavoro che faceva proprio sui testi, cesellando aggettivi e sostantivi per dare una forma sempre più raffinata e levigata a quei testi, è esemplare. In questi casi il testo di una canzone diventa quasi paragonabile a quelli di una poesia, espressione artistica nella quale la ricerca della parola è fondamentale. “Le mie canzoni altrui” è uno spettacolo che ribadisce l’importanza della parola.
Pensa che i suoi spettacoli possano essere un’occasione per far conoscere questi grandi nomi della musica a un pubblico più giovane?
Spero proprio di sì. Nei miei spettacoli ne vedo tanti di giovani, che mi conoscono per cose televisive fatte in passato, anche grazie a Internet. Uno dei miei obiettivi è proprio quello di allargare gli orizzonti dei più giovani, che possono scoprire una canzone durante un concerto e avere poi voglia di cercarla in Rete.
Attore, doppiatore, conduttore, imitatore, cantante. C’è qualcosa che le piacerebbe ancora fare in ambito artistico?
La regia mi manca, potrebbe essere un altro settore da esplorare. Per il resto, non occorre necessariamente cambiare. Ci possono essere sempre nuovi stimoli in quello che si fa, voglia di mettersi in gioco, come è accaduto a me con questo percorso musicale. Nel momento in cui ti viene un’ispirazione e hai voglia di seguirla, è giusto farlo.
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