mini tournèe abruzzese a sulmona, teramo e chieti 

Preziosi tormentato Van Gogh 

L’attore in scena con “L’odore assordante del bianco” di Massini

SULMONA. L’ultima sfida di Alessandro Preziosi: “Van Gogh, l’odore assordante del bianco”, pièce scritta da Stefano Massini, regia di Alessandro Maggi, che arriva in una mini tournée abruzzese sul palco del “Maria Caniglia” di Sulmona domani alle 21, del Comunale di Teramo mercoledì 7 marzo alle 21 e giovedì 8 alle 17, quindi il 14 e 15 aprile al Marrucino di Chieti, sempre per la stagione di Acs Abruzzo circuito spettacolo. Con Preziosi, che interpreta Vincent Van Gogh, Francesco Biscione (Dottor Peyron), Massimo Nicolini (Theo Van Gogh), Roberto Manzi (Dottor Vernon-Lazàre), Alessio Genchi (Gustave, infermiere) e Vincenzo Zampa (Roland, infermiere).
«Scrittura limpida, tesa, di rara immediatezza drammatica, capace di restituire il tormento dei personaggi con feroce immediatezza espressiva»: queste le motivazioni della giuria del Premio Tondelli che ha premiato Vincent Van Gogh. L’odore assordante del bianco, stesso testo con cui Massimi ha vinto il Premio a Riccione Teatro 2005 e stesso testo che vedremo portato in scena con la sua drammaturgia asciutta ma ricca di spunti poetici, punto di partenza per una riflessione sul rapporto tra le arti e sul ruolo dell’artista nella società contemporanea.
Le austere pareti di una stanza del manicomio di Saint Paul: come può vivere un grande pittore in un luogo dove non c’è altro colore che il bianco? È il 1889 e l’unico desiderio di Vincent è uscire da quelle mura, la sua prima speranza è riposta nell’attesa visita del fratello Theo che ha dovuto prendere quattro treni e persino un carretto per andarlo a trovare.
Attraverso l’imprevedibile metafora del temporaneo isolamento di Van Gogh in manicomio prende vita una sorta di thriller psicologico attorno al tema della creatività artistica che lascia lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. Si legge nelle note di regia: «Sospensione, labilità, confine. Sono questi i luoghi, accidentati e mobili, suggeriti dalla traiettoria, indotti dallo scavo. Soggetti interni di difficile identificazione, collocati nel complesso meccanismo dell’organicità della mente umana. Offerti e denudati dalla puntuale dinamicità e dalla concretezza del testo, aprono strade a potenziali orizzonti di ricerca. La scrittura di Massini, limpida, squisitamente intrinseca e tagliente, nella sua galoppante tensione narrativa, offre la possibilità di questa indagine. Il serrato e tuttavia andante dialogo tra Vincent e Theo propone non solo un grandangolo sulla vicenda umana dell’artista, ma ne rivela uno stadio sommerso. Lo spettacolo è aperto contrappunto all’incalzante partita dialogica. Van Gogh, assoggettato e fortuitamente piegato dalla sua stessa dinamica cerebrale si lascia vivere già presente al suo disturbo».