Quieti: la storia di Pescara attraverso 50 anni di Dc 

L’ex parlamentare democristiano racconta in un libro mezzo secolo di politica «Volevo far conoscere ai giovani il lavoro svolto da persone quasi dimenticate»

Una storia della Dc di Pescara scritta da uno dei suoi principali esponenti. L’idea è venuta a Giuseppe Quieti, 81 anni, pescarese deputato per tre legislature dal 1976 al 1987, e tante altre cose ancora. Il libro, edito da Ianieri, si intitola “Storia della Democrazia cristiana di Pescara (1944-1994)” (650 pagine, 30 euro) e sarà presentato da Quieti, con l’ex parlamentare dc, Marco Follini, oggi alle 17, nella Sala Petruzzi in via delle Caserme a Pescara. Del libro e di cosa hanno significato i 50 anni di Dc a Pescara (e in Italia) Giuseppe Quieti parla in questa intervista al Centro.
Perché questa storia della Democrazia cristiana di Pescara?
Principalmente per far conoscere alle nuove generazioni quali idee, scelte, confronti a volte aspri e, soprattutto, quanto difficile lavoro politico e amministrativo da parte di persone quasi del tutto dimenticate, abbia comportato la realizzazione delle più importanti opere che caratterizzano questa grande realtà urbana che è, oggi, Pescara.
A quali opere si riferisce?
Sono molte, ma quelle più impegnative sono, in particolare, i nuovi impianti ferroviari e la grande viabilità, che hanno liberato la città e il suo hinterland da una cintura di ferro che la strangolava e dall’attraversamento dei mezzi pesanti che metteva a rischio l’incolumità della popolazione provocando anche un inquinamento acustico e atmosferico insopportabili.
Quali sono state le scelte più coraggiose?
Una delle più audaci fu senz’altro quella di istituire la università D’Annunzio e invitare migliaia di studenti a iscriversi e frequentare i corsi senza aver ancora ottenuto il riconoscimento giuridico e, quindi, la statalizzazione. I fondatori dell’ateneo Chieti-Pescara-Teramo (che, poi, si è costituita autonomamente) credevano fermamente in quel progetto e i fatti hanno dato loro ragione.
Quando nasce la Pescara di oggi?
Fondamentalmente dall’insediamento dell’amministrazione dello storico sindaco Antonio Mancini che cambia l’orientamento e le prospettive della città da limitato centro balneare, la “Città-giardino” prevista dall’architetto Piccinato per conto delle amministrazioni di sinistra che governarono nel primo dopoguerra, ad una visione di un capoluogo fervido di attività non solo turistiche ma principalmente imprenditoriali e commerciali. In quel periodo cresce la popolazione, crescono le attività economiche, si delinea una Pescara proiettata ad essere la maggiore realtà urbana della regione in un’ottica sovra comunale e metropolitana più che mai attuale.
Questa storia della Dc di Pescara è solo la cronaca delle vicende del suo partito?
No, ho voluto includere nella narrazione le vicende di tutti gli schieramenti politici riportando dati, personaggi, iniziative e punti di vista di tutti i partiti, anche di quelli di opposizione. Riporto, poi, in questo libro, anche fatti e circostanze che non riguardano propriamente la politica ma che possono offrire un quadro da cui dedurre la realtà socio-economica dei 50 anni che vanno dal 1944 al 1994.
Ha avuto difficoltà a reperire le notizie dell’epoca?
Non poche. Le fonti, specie quelle riguardanti i primi decenni ’40, ‘50 e ’60 sono scarse o incomplete. Ci sono voluti più di due anni di ricerche quotidiane per ricostruire, in questo ponderoso volume di 650 pagine, avvenimenti e protagonisti. Ho voluto, poi, aggiungere numerosi allegati (risultati elettorali, composizione dei consigli e delle giunte, congressi, eccetera) che possono essere utili per chi voglia approfondire la conoscenza e l’approfondimento su un periodo che non mi risulta, finora, divulgato analiticamente e organicamente in altre sedi.
Quali sono i momenti più significativi che caratterizzarono la sua personale esperienza politico-amministrativa?
L’inaugurazione della nuova super-stazione (e la salvaguardia delle aree di risulta) o l’abbattimento dell’ultimo diaframma, da parte delle due squadre di operai che lavoravano alla galleria della circonvallazione sotto il Colle del telegrafo, non furono emozioni da poco. In quei momenti pensavo che il lavoro che anch’io avevo contribuito a svolgere con impegno totale si stava davvero concretizzando in una nuova città, quella che, oggi, costituisce la maggiore attrattiva e speranza per i giovani abruzzesi in cerca del loro futuro.
Quale sono stati il vizio peggiore e la qualità migliore della Dc?
il vizio peggiore è stato di non aver saputo interpretare i cambiamenti della società in evoluzione. La qualità migliore il popolarismo in alternativa al populismo e la capacità di ricostruire un paese dilaniato dalla guerra portandolo a livelli di progresso e sviluppo tra i primi nel mondo.
E’ pensabile oggi la rinascita di un partito come la Dc?
Non credoche i tempi siano maturi.
Perché?
La diaspora dei democristiani ha portato a una frammentazione difficilmente ricomponibile. Tuttavia non escludo che il potere unificante di valori comuni possa costituire il collante per la rifondazione di un partito che interpreti le caratteristiche dei cattolici democratici.
Renzi è un post democristiano?
Sì. Con tutti i pregi e i difetti di un dirigente di partito e di un governante animato da buone intenzioni ma in difficoltà davanti ai problemi della società moderna.
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