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“Radiance”, la luce incontra il buio Applausi per il film di Kawase

CANNES. «Niente è più bello di quello che si ha sotto gli occhi e si avvia scomparire». Questa la frase tormentone di Hikari (Radiance) della regista giapponese Naomi Kawase passato ieri in concorso...

CANNES. «Niente è più bello di quello che si ha sotto gli occhi e si avvia scomparire». Questa la frase tormentone di Hikari (Radiance) della regista giapponese Naomi Kawase passato ieri in concorso alla 70esima edizione del Festival di Cannes, e accolto da applausi alla prima stampa. Un film sulla luce e sul cinema, ma anche un’opera sull’amore.
Si affronta la cecità, quella anche più dolorosa perché colpisce un fotografo e artista come Masaya Nakamori (Masatoshi Nagase), che ha preso l’abitudine di frequentare versioni cinematografiche per non vedenti. Qui incontra Misako Ozaki (Ayame Misaki), autrice appassionata di queste versioni e che descrive, attraverso le parole, le immagini che i ciechi non possono vedere. «Questo film vuole parlare di quando la luce incontra il buio e tutto diventa un incubo, ma soprattutto tratta dell’amore per il cinema», dice la regista sulla Croisette. L’incontro a una proiezione della bella Misako con il fotografo Masaya, che sta inesorabilmente perdendo la vista, non è certo dei più felici. Lui le dice a brutto muso: «Manchi di immaginazione», e lei non può che ripensare a quanto sia difficile il suo lavoro, dare vita alla luce delle immagini attraverso la loro descrizione. Ma nonostante questo, sarà proprio Misako ad entrare lentamente nel mondo amaro del fotografo e a conquistare, piano piano, la sua fiducia. Diventerà gli occhi e l’amore di quel fotografo che mette al centro di tutto la sua Rolleiflex vintage («è lei il mio vero cuore»). «Ho dato il titolo Radiance perché si tratta di luce che si trova dappertutto e illumina la nostra esistenza», spiega Naomi Kawase. «È il sole che fa che il mondo viva, ma in realtà questo film lo dedico a tutti gli innamorati del cinema del mondo».