Sui Monti della Laga fra cime e cascate 

Nel regno del ghiaccio dove l’acqua corre sulle rocce

Alle montagne abruzzesi non manca nulla, posseggono infatti molteplici caratteristiche inaspettate e sorprendenti. Nei nostri massicci troviamo anche bellissime cascate, quelle spettacolari, quelle che d’inverno vado a cercare per ammirare la fotografia che ne fa Madre Natura congelandole. Sì, andiamo nel regno del ghiaccio, sui Monti della Laga dove l’acqua corre sulla superficie delle rocce d’arenaria e poi scivola giù con salti armoniosi che divengono sculture quando la temperatura precipita: alle cascate delle Barche e di Trecina bassa. La cascata delle Barche è formata dalle acque che dal Fosso della Solagna, compreso tra Cima Lepri (2445 m) e Pizzo di Moscio (2411 m) si gettano nel Fosso di Selva Grande dove si collocano anche quelle dette di Trecina bassa.
Si parte da Capricchia: da Amatrice si imbocca la statale 577 per Campotosto e la si segue per 4,4 km e poi si svolta a sinistra per raggiungere Capricchia. Da qui si sale fino al Sacro Cuore (1381m-sentiero 300- Sentiero Italia) il tratto non è percorribile in automobile d’inverno. Ci accompagnano le vette immacolate di Cima Lepri e il rotondeggiante Pizzo di Sevo che appaiono altissimi, quasi irraggiungibili; dalla sella del Sacro Cuore bel panorama anche sulla piana di Amatrice e tutte le sue frazioni. Si prosegue per la carrareccia fino ad incontrare il sentiero, verso destra, con l’indicazione per il Fosso del Gorzano/Cascate delle Barche (sentiero 300). Lo si segue in leggera salita fino al diradare del bosco facendo attenzione al traverso che d’inverno può essere ghiacciato e potrebbe essere opportuno calzare i ramponi. Bel colpo d’occhio su Cima Lepri e il Pizzo di Moscio che fa capolino. Si aggira il Colle del Vento e ci si affaccia sul Fosso di Selva Grande e la cascata delle Barche. Per raggiungerla occorre seguire ancora il sentiero che scende a mezza costa, entra nella faggeta e raggiunge la base del Fosso di Selva Grande (1375 metri, 2 ore da Capricchia, 4,5 km). Ora si deve traversare il torrente con attenzione e tornare indietro sull'altra sponda. Entrati nel fosso alla base della cascata, si rimane senza fiato di fronte a tanta meraviglia: con le basse temperature la cascata è congelata e plasmata da stalattiti e stalagmiti dalle forme perfette, aguzze e rotondeggianti. In alcuni punti gli accumuli di ghiaccio sono grandi come colonne di marmo e assumono un colore tra il verde e l’azzurro come l’acqua limpida che si raccoglie in piccole pozze rendendo l’anfiteatro della cascata un’esposizione di opere d’arte naturali, sotto il cielo azzurro anch’esso stupito. Il ghiaccio non è sempre uguale, è quasi trasparente e bluastro quando è duro e compatto, biancastro in superficie se è esposto al sole o grigiastro se si sta sciogliendo. Il tempo di ammirare lo spettacolo non basta mai, ma torniamo indietro fino al sentiero principale e proseguiamo in direzione sud-ovest, leggermente in salita: in 15 minuti siamo alla seconda cascata, di Trecina bassa, meno larga della prima ma straordinaria allo stesso modo.
È ora di tornare indietro anche oggi, con queste immagini nuove ancora negli occhi e la passione rinnovata per le nostre emozionanti montagne.
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