agricoltura

Valentini: «Il clima cambia, il vino è diverso»

Il vignaiolo di Loreto Aprutino che produce vini tra i più buoni del mondo ha studiato le vendemmie di Montepulciano e Trebbiano d'Abruzzo dal 1817

LORETO APRUTINO. «Sono sempre dei buoni vini, ma se assaggi un Trebbiano degli anni Settanta e uno fatto adesso non puoi non notare che è diverso, il sentore è più fruttato. Il clima unitamente alle cultivar e ai lieviti sono marcatori delle caratterische organolettiche e il vino, come altri prodotti naturali e artigianali, sta cercando di adattarsi al clima che cambia, ci racconta che qualcosa è mutato e sta mutando. Nè in meglio nè in peggio. Ma l'anticipo di un mese della vendemmia, perché fa più caldo, è una anomalia di cui dobbiamo prendere atto».

Oltre all'attaccamento al territorio, Francesco Paolo Valentini ha ereditato dalla famiglia la passione per i quaderni di campagna. Una documentazione storica dell'andamento climatico delle vendemmie in azienda per molti versi unica, che racconta la storia colturale e culturale di Loreto Aprutino. Dati oggi attualizzati da grafici elaborati al computer, che costituiscono una base di osservazione quanto mai preziosa per «tenere alta la guardia, o almeno non restare indifferenti» al surriscaldamento globale e sue ripercussioni anche sulle produzioni locali.

Un problema, sottolinea il vignaiolo artigiano, che riguarda non solo il settore agricolo e alimentare, ma il turismo, l'abbigliamento e la qualità della nostra vita in genere.

Valentini, il 2015 è stato l'anno più caldo della storia. Cosa è accaduto dal punto di vista climatologico negli ultimi decenni?

«Ho studiato le vendemmie di Montepulciano e Trebbiano d'Abruzzo dal 1817. Fino agli inizi degli anni '80 si è vendemmiato nella prima metà di ottobre. Dagli anni '90 si è anticipato via via di un mese perché fa più caldo, il grafico mostra un crollo verticale nell'arco degli ultimi trent'anni.

Il caldo forte giorno e notte anticipa in maniera anomala la maturazione zuccherina e blocca la maturazione fenolica, ossia lo sviluppo di aromi, profumi, colori. I vinaccioli nel chicco restano verdi e non lignificano, e la stessa polpa è ancora acerba. Questo è uno dei tanti effetti del cambiamento climatico, come in vigna accade anche sull'olivo».

Cosa succede agli olivi?

«Due anni fa c'è stato un attacco di mosca olearia che ha falciato le produzioni. Quel patogeno attacca normalmente in periodo autunnale, ma due anni fa abbiamo avuto una primavera autunnale, freddo e piogge, la larva ha scambiato la primavera per autunno e ha colpito. Non si è dato il giusto peso al problema perché nel periodo di inizio estate è fisiologica la presenza della tignola dell'olivo.

Hanno scambiato un patogeno per l'altro e lasciato stare! Oltre a ciò l'anomala comparsa a fine novembre di un fungo, l'occhio di pavone, sulle foglie di alcune varietà di olivo. Un'ulteriore conferma della temperatura troppo elevata in quel periodo. Purtroppo gli interventi fitosanitari alla lunga sono costosi e fare un buon olio ha un costo che non è più remunerato dalla vendita del prodotto.

Accade così che noi olivicoltori italiani siamo sì molto competitivi sulla qualità, ma andiamo in totale passivo sui costi di produzione. Questo favorisce una sleale concorrenza, i nostri politici non ci tutelano tant'è che hanno decretato l'abolizione dei dazi sulle importazioni di olio dalla Tunisia. Con grande danno per l'olivicoltura italiana!».

Il caldo anomalo, le temperature elevate del luglio scorso, l'assenza di pioggia hanno squilibrato la maturazione dell'uva e tante regioni hanno richiesto lo stato di calamità naturale. Lei stesso ha scelto negli ultimi anni di produrre vino rosso solo nelle annate vocate, cioè quando si ha una completa maturazione zuccherina e fenolica delle uve.

«Saltare le annate è un problema che si pone solo nelle lavorazioni artigianali che si basano totalmente ed esclusivamente sulla materia prima, cioè sull'uva. L'agricoltura è un avamposto di fronte ai mutamenti del ciclo naturale. In questo periodo si osservano già le coccinelle nei campi, i mandorli sono fioriti, da due mesi soffia vento di scirocco e garbino, a 60 centimetri di profondità il suolo è secco, le riserve idriche sono a secco, il lago di Penne qui vicino è sotto il livello di invaso. Le anomalie sono diverse, se non piove che succederà?»

Eppure lo scorso ottobre il mondo del vino esultava per l'esito della vendemmia eccezionale: “la migliore vendemmia di sempre”.

«Suona paradossale sentir parlare di vendemmia eccezionale ogni volta, peraltro ad agosto! Le cose stanno diversamente: se si anticipa la vendemmia la maturazione dell'uva non può dirsi completa. Nascondere la verità è un atto di irresponsabilità, meglio un più decoroso silenzio».

Sta di fatto che personaggi di rilievo iniziano a sollevare il problema. In una lettera aperta Angelo Gaja ha auspicato vigneti ogm per ridurre gli interventi fitosanitari.

«E' importante sensibilizzare tutti per prendere provvedimenti. L'effetto serra e il riscaldamento della Terra sono legati ai gas prodotti da condizionatori ed elettrodomestici sempre accesi, dal piede pesante sull'accelleratore, dal voler mangiare fragole e pomodori a dicembre trasportati da lontano anziché scegliere il km 0, che invece garantisce maggiore qualità al consumatore, aiuta l'economia dei piccoli agricoltori, riduce i costi e l'inquinamento... ».

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