VENTO E FANCIULLA ALL’AQUILA UNA FIABA DANZATA 

L’AQUILA. Ultimo appuntamento con la danza ai Cantieri dell'Immaginario,domani sera (inizio ore 21.30), all’Aquila. A proporlo è il Gruppo e-Motion diretto da Francesca La Cava, che ha presentato, in...

L’AQUILA. Ultimo appuntamento con la danza ai Cantieri dell'Immaginario,domani sera (inizio ore 21.30), all’Aquila. A proporlo è il Gruppo e-Motion diretto da Francesca La Cava, che ha presentato, in questa edizione, uno spaccato del panorama coreutico internazionale.
Al Parco del Castello (in caso di maltempo, all’Auditorium del Parco) andrà in scena In scena, “Il vento e la fanciulla”, spettacolo prodotto da Asmed- Balletto di Sardegna, compagnia di danza che è riuscita a creare un repertorio originale puntando sempre sulla qualità e sulla diversificazione delle proposte che vanno dal neoclassico al contemporaneo, avvalendosi di coreografi e danzatori illustri, tra cui Tere O'Connor, Phyllis Gutelius, Massimo Moricone, Françoise André, Robert North, Mauro Bigonzetti, Enrica Palmieri, Mario Piazza, Gabriella Borni, Dino Verga, Francesca La Cava, Guido Tuveri. Per questa nuova produzione firma la regia Senio Giovanni Barbaro Dattera. Coreografia Cristina Locci; musica di Michele Uccheddu; interpreti Matteo Corso, Senio Dattena, Cristina Locci, Luana Manoddi, Sara Manca.
La storia viene dalle sterminate piane della Mongolia selvaggia. Qui la storia inizia con il sibilo penetrante del Vento, e con il rapimento di una principessa ad opera di un crudele Negromante. Inevitabile il dolore del Re e della Regina. Inevitabile l'inseguimento del Negromante da parte del Principe amoroso. A popolare la narrazione anche un mostro mitologico, un oracolo, un Re senza volto, due armatissimi guardiani del Negromante ma, soprattutto lui, il Vento.
Il risultato è una realizzazione altamente spettacolare di questa fiaba danzata. Il Vento è guida e consigliere, prima ancora salva e incita, in ultimo è deus ex machina. “Il vento e la fanciulla” è una fiaba che si rivolgere a piccoli e grandi, perché, a dirla con Calvino, perché «le fiabe sono vere».
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