La vetta di Montecristo

L'ITINERARIO

Verso Montecristo, in un trionfo di colori 

Il sentiero si snoda tra gli alberi con a ovest il Gran Sasso

Monte Cristo o semplicemente Montecristo è un’elevazione che fa parte del massiccio del Gran Sasso versante sud-ovest, lo si trova lungo la SS 17 bis che da Assergi-Fonte Cerreto sale a Campo Imperatore. È una montagna conosciuta per la presenza di una piccola stazione sciistica oramai dismessa e fonte di polemiche. E purtroppo negli anni ‘60 fu anche costruito ai suoi piedi, nella cosiddetta Fossa di Paganica, un complesso alberghiero, “Campo Nevada”, con impianti di risalita. Il tutto mai aperto, in disuso e abbandono: sui nostri appennini spesso si trovano di queste brutture.

La Fossa di Paganica e il complesso abbandonato di Campo Nevada

Dunque Montecristo potrebbe essere considerato un monte sfortunato, ma vi assicuro che è bello, molto panoramico e divertente da salire con la neve d’inverno, così come in primavera-estate dove è un trionfo di colori.
Si parte dalla SS 17 bis dove poco dopo gli ultimi alberghi di Fonte Cerreto, prima di una curva, a sinistra troverete l’indicazione “valle Fredda”. Si imbocca il sentiero ufficiale che però non è percorribile: alcune slavine, infatti, hanno divelto molti alberi che ora occupano il fondovalle. Dunque appena imboccato il sentiero 216 voltiamo a destra, il percorso è ben segnato e corre lungo il crinale del Colle Finavera.
Il sentiero si snoda tra gli alberi e quando ne sbuca fuori appare ad ovest, lunghissima, la valle del Vasto, poi la catena del Gran Sasso che corre veloce dal Pizzo Cefalone fino al Monte San Franco e a sud, splendido, il gruppo del Velino. Lungo il percorso in primavera-estate è un tripudio di colori, nel sottobosco spiccano alte le piante del genere Digitalis e sulle radure gli asfodeli e le rose alpine. Seguendo i segni sugli alberi e gli omini di pietre si scavalcano alcune rocce e finalmente vediamo la vetta rotondeggiante da raggiungere.
Arriviamo così al Costone di Montecristo (1810m) e risaliamo le belle e facili pendici occidentali della vetta. Si cammina paralleli al crinale del Monte Scindarella (sulla sinistra, 2233 m) dove d’inverno scendono veloci gli sciatori che si buttano a capofitto nella valle Fredda. Man mano che si sale si affacciano curiose all’orizzonte le cime della parte orientale del Gran Sasso: il Monte Camicia e le guglie dolomitiche dei Monti Prena e Infornace.
Siamo su, il pianoro di vetta è ampio e bellissimo tanto che gli occhi non vedono gli impianti dismessi, i ferri arrugginiti, le costruzioni diroccate. Meglio guardare più in là: la piana di Campo Imperatore con i suoi dossi e le rocce, i laghetti, i pascoli, i rifugi dei pastori, tutta la corona di montagne attorno e la Majella che copre il mare. Ora facciamo un giro di 360°: quante montagne possiamo vedere, quanti paesi, quante vallate, quali orizzonti? Tutti, persino il Corno Grande che sbuca con le sue guglie così caratteristiche. Arriviamo all’omino di pietre che indica la vetta, siamo a quota 1928 m.
Abbiamo camminato per 4,5 km e in due ore siamo arrivati in vetta. Su quella bella piana ci si può sdraiare a lungo a rimirare il cielo azzurro abruzzese, le belle montagne e a scorgere il mare. E poi ridiscendere in mezzo a orchidee, ranuncoli e peonie.
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