Wikipedia e Trump i suoi ultimi bersagli 

La polemica contro il sito per una richiesta di correzione e l’attacco al presidente: «Un buffone»

NEW YORK. Philip Roth nel 2012 si era scontrato con Wikipedia. La diatriba riguardava una richiesta di correzione che il grande scrittore americano aveva avanzato alla piattaforma. Che però gli aveva risposto picche: essendo un'enciclopedia collettiva, oltre alla sua richiesta, aveva bisogno di altre fonti per verificare. «Io, Roth, non ero una fonte credibile», aveva riflettuto lo scrittore. Motivo del contendere il parallelo fatto da Wikipedia tra il personaggio centrale del romanzo La macchia umana (il professore Coleman Silk, accusato di razzismo) e lo scrittore Anatole Broyard. Un accostamento che per Roth «non aveva alcun fondo di verità» ma era dovuto al «pettegolezzo letterario». Per questo aveva chiesto una correzione all'enciclopedia fondata da Jimmy Wales «attraverso un interlocutore ufficiale».
«L'autore è la massima autorità del suo lavoro», si era sentito rispondere, «ma le nostre regole richiedono il supporto di fonti secondarie». Allora, uno dei più influenti scrittori contemporanei aveva preso carta e penna e scritto una lettera aperta al New Yorker trasformando l'attacco alla piattaforma online in un monologo sul processo di scrittura. Partendo dal fatto che il protagonista della Macchia umana era ispirato al suo defunto amico Malvin Tumin, sociologo a Princeton per trent'anni. La scrittura «è per il romanziere un gioco di immaginazione», si legge nella lettera di Roth. «Come quasi tutti gli scrittori che conosco io sapevo di avere quello che Henry James chiamò “il germe”, nel mio caso i guai di Tumin a Princeton». E da lì aveva immaginato anche la trama e gli altri personaggi del romanzo. La lunga e puntigliosa lezione del Premio Pulitzer ha ottenuto un risultato. La polemica tra Philip Roth e Wikipedia è ora riportata sull'enciclopedia, alla voce dedicata alla Macchia umana.
Infine, in una delle sue ultime interviste, al New York Times lo scorso gennaio, Philip Roth sparò a zero contro Donald Trump: dalla sua casa nell'Upper West Side, apparentemente ancora in buona salute, lo scrittore di Complotto contro l’America del 2004 definì il tycoon della Casa Bianca «il personaggio del buffone vanaglorioso della commedia dell'arte». Trump, aveva detto Roth all'intervistatore Charles McGrath, è «una frode massiccia, la somma malvagia di tutte le sue deficienze, privo di tutto se non della vacua ideologia di un megalomane».
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