convento santa maria delle grazie

A Calascio la mostra dedicata a Patini

CALASCIO. In una cornice di storia e di arte seicentesca, nella chiesa convento di Santa Maria delle Grazie di Calascio, con una partecipazione qualificata di studiosi, cittadini e turisti, è stata...

CALASCIO. In una cornice di storia e di arte seicentesca, nella chiesa convento di Santa Maria delle Grazie di Calascio, con una partecipazione qualificata di studiosi, cittadini e turisti, è stata inaugurata una mostra di arte contemporanea di maestri delle Accademie dell’Aquila, Roma e Teramo.

La rassegna è stata intitolata «Omaggio a Teofilo Patini». Una dissertazione critico-storica sull’arte patiniana e il rapporto profondo che Patini ebbe con Calascio e la sua gente è stata condotta dal sindaco Antonio Matarelli, cultore e studioso di arte. È stata rivisitata a ritroso la storia della presenza di Patini nel centro montano, e il rapporto profondo che ebbe con Luigi Frasca, mecenate e suo amico fraterno. «Don Luigi Frasca», ha detto Matarelli, «fu il maggiore acquirente delle tele del Patini, egli fu sindaco del paese di Calascio, un tempo florido ed economicamente ricco quale capitale della pastorizia abruzzese lungo il versante Nord-Est dell’Aquilano». Frasca, definito dal sindaco «nobile soprattutto di animo», acquistò una serie di opere e formò una significativa pinacoteca al secondo piano del palazzo omonimo. Tra le tele ancor oggi conservate spicca la grande opera «L’Erede», ora appartenente alla collezione del Municipio di Calascio, esposta, in occasione della rassegna, nella navata della chiesa del convento Santa Maria delle Grazie. Le altre opere più celebri dell’artista sono: «Le due orfanelle», «Le tentazioni di Sant’Antonio», «L’Annunciazione», «Il Purgatorio», «La Resurrezione del figlio della vedova di Naim», «Pulsazioni e palpiti», «La Crocifissione». È stata ripercorsa anche la storia della nobildonna Filonilla Frasca che donò 40mila lire per la ricerca delle sorgenti e la realizzazione del relativo acquedotto che, da Monte Prena, su un percorso di 14 chilometri, scende a Calascio. Un’altra opera del Patini è nella chiesa di San Nicola di Bari (chiesa madre), dove si trova una tela dell’Annunciazione. Infine, nella chiesa di Sant’Antonio Abate, Patini e la sua scuola hanno lasciato tracce notevoli, con tele, affreschi e stucchi. «Una bomboniera», scrive Matarelli, «dove, all’arte del Patini, si associano quelle di Carlo Patrignani, del Cavaliere, gli stucchi e gli altorilievi dei fratelli Veneziani. È in questa chiesa che Patini chiude la sua carriera pittorica e di vita: muore infatti nel 1906 consegnando al paese di Calascio e all’amico Luigi Frasca “L’Erede”, datato e firmato 1906».

Il professore Pietro Di Loreto ha curato l’esposizione critica della mostra di arte contemporanea con i pittori Gabriella Bartolomucci, Vinicio Benedetti, Mauro Brunetti, Roberto Dottorini, Roberta Filippi, Walter Gatti, Paolo Pirelli Esposito, Reza Khan, Valerio Tirapani, Giancarlo Urbani. Rassegna aperta fino al 7 gennaio (ore 10-14 e 15-18).