A forte rischio la sede aquilana dell’Ingv

L’istituto non avrebbe chiesto al ministero la proroga del programma di ricerca finanziato tre anni fa

L’AQUILA. La sede aquilana dell’Ingv (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) è una delle poche in Italia in zona sismica. Ora corre il rischio di essere chiusa.

La sede si trova in via dell’Arcivescovado in pieno centro storico e a due passi da piazza Duomo. Diventò operativa nel 2012 ma solo nel giugno del 2013 ci fu il taglio del nastro del “progetto Abruzzo” un’iniziativa di ricerca che aveva come responsabili il sismologo Gianluca Valensise e il manager Pasquale De Santis (che oggi non è più all’Ingv). All’evento presenziarono le autorità locali e regionali e l’ex sindaco dell’Aquila Enzo Lombardi che aveva premuto molto anche a livello romano per avere la sede Ingv all’Aquila.

Il progetto fu finanziato dall’allora governo Berlusconi (e in particolare dal ministro della ricerca Gelmini) con 8 milioni e mezzo di euro. Nella sede hanno lavorato in tutto una trentina di addetti tra personale stabile dell’Ingv e ricercatori assunti per quel progetto. Il finanziamento copriva tre anni di attività relativa in particolare a indagini per la prevenzione del rischio sismico su tutto il territorio abruzzese, attraverso lo studio della struttura crostale di ciascun territorio, della propagazione del moto sismico, per elaborare “scenari di scuotimento” per ciascun insediamento urbano, indicando infine gli interventi da porre in essere per garantire la sicurezza degli edifici e soprattutto degli abitanti. Da notizie che circolano negli ambienti dell’Ingv sembra che l’Istituto non abbia ancora chiesto al ministero la “proroga” e il relativo rifinanziamento del progetto. Anzi, pare che sia stata chiesta anche la disdetta della locazione. Quindi a metà 2016 i ricercatori potrebbero abbandonare la sede aquilana e alcuni di essi perdere il lavoro.