Agente di commercio muore a 44 anni 

San Benedetto dei Marsi piange Lucio Raglione. L’amico Gianvito: «Persona speciale, non dimenticherò l’ultimo abbraccio»

SAN BENEDETTO DEI MARSI. Si faceva chiamare Highlander, proprio come l’immortale del film, perché aveva superato mille peripezie. I dispiaceri non gli hanno mai tolto il sorriso. Ma alla fine s’è arreso al male. Lucio Raglione, 44 anni, è morto ieri mattina all’ospedale di Pescina dove da due settimane era ricoverato. Rappresentante nel mondo del commercio, fidanzato da anni con Zaira, era apprezzato da tutti a San Benedetto per il suo spirito sempre combattivo. Dopo aver perso il padre Sergio, si era occupato personalmente della famiglia, della mamma Laureana e dei fratelli Giulio e Anna, cercando di non fargli mancare nulla. Fin da quando aveva saputo della sua malattia non si era mai abbattuto ed era andato avanti, certo di vincere ancora. «Era sempre abituato a tirare fuori gli artigli», ha raccontato il primo cittadino Quirino D’Orazio, che aveva con Raglione un rapporto di amicizia, «era un gran lavoratore, sempre impegnato per la famiglia. A San Benedetto gli volevano bene tutti e la sua morte ha lasciato un grande vuoto». Lo scorso settembre aveva partecipato all’iniziativa “Io sono ancora qua” organizzata per raccogliere fondi a sostegno della ricerca contro il cancro. «Era una persona molto umile e buona», ha ricordato Giammarco De Vincentis, «lo chiamavo il gigante buono perché era alto quasi due metri ma aveva una dolcezza indescrivibile. Tutto il paese si è stretto intorno alla sua famiglia». Oggi alle 14.30 ci saranno i funerali nella chiesa di San Benedetto dei Marsi. «Siamo amici da oltre 25 anni», ha sottolineato Gianvito Russo, «Lucio era una persona speciale che sapeva ascoltare, molto forte esternamente e comprensivo nell’animo. Parlavamo di tutto, mi fidavo e lui si fidava di me. I miei genitori avevano fatto da testimoni ai suoi e lui mi diceva sempre che anch’io glielo avrei dovuto fare un giorno, ma non c’è stato modo. L’ho accompagnato tante volte a fare le terapie, non si lamentava mai. A novembre pensavamo che fosse uscito dalla malattia, in una cena a dicembre mi disse che stava bene. Poi tutto è precipitato. Martedì sono andato a trovarlo, mi ha stretto in un abbraccio che non dimenticherò mai».
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