Appello a Mattarella dai ricercatori Intecs

I 120 lavoratori chiedono un incontro al presidente durante la sua visita all’Aquila «Vogliamo attenzione da parte delle istituzioni, il nostro futuro è in pericolo»

L’AQUILA. I 120 ricercatori Intecs lanciano un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che sperano di incontrare durante la visita istituzionale del Capo dello Stato prevista in città il 16 novembre. Dopo lo sciopero di otto ore del 4 novembre, proclamato da Rsu e Fiom, i dipendenti del laboratorio di ricerca e sviluppo ex Technolabs, che opera nella produzione di tecnologie avanzate, hanno scritto una lettera a Mattarella in cui invocano «quei diritti sanciti dagli articoli 3 e 4 della Costituzione Italiana che oggi vediamo per noi lesi: il lavoro e la dignità di cittadini. Siamo 120 ricercatori tra ingegneri, informatici, fisici e matematici con lunga e consolidata esperienza prevalentemente nel settore delle telecomunicazioni. La nostra storia», scrivono al presidente della Repubblica, «inizia negli anni ’90 all’interno del laboratorio di ricerca e sviluppo Italtel, successivamente ceduto a Siemens e a partire dal 2005 risucchiato all’interno di un vortice di crisi prima con Compel e negli ultimi anni con Intecs. La graduale perdita di competenze tecnologiche dovuta al progressivo e inesorabile crollo di attività che da tempo affligge il nostro sito produttivo ci induce oggi, dopo i dovuti passaggi all’interno dell’azienda e delle istituzioni locali, ad approfittare della sua presenza nel nostro territorio per condividere con lei le nostre paure sulla concreta difficoltà di poter continuare a sostenere le nostre famiglie e tutelarne i redditi». I ricercatori aquilani guardano al futuro con preoccupazione: «Grazie al lavoro delle famiglie di provenienza, spesso di modesta estrazione culturale, la nostra generazione ha avuto la possibilità di migliorare il proprio stato sociale attraverso un percorso di studi. Noi oggi», sottolineano, «non siamo in grado di poter garantire ai nostri figli altrettanto. I nostri ragazzi, già fortemente penalizzati a causa dell’evento sismico e delle sue evidenti conseguenze sul piano sociale, dovranno fare i conti anche con le ridotte possibilità dovute all’incertezza economica delle loro famiglie. Siamo ormai giunti a un punto nevralgico della nostra vertenza, oppressi da una crisi dalla quale il nostro territorio non sembra riuscire a emergere, da un’inadeguatezza imprenditoriale nella gestione delle nostre professionalità e dalla dura stretta sugli ammortizzatori sociali introdotta dalle recenti misure del Jobs Act. Le rivolgiamo una sentita richiesta di udienza per una nostra delegazione perché questo», concludono, «ci consentirebbe di focalizzare l’attenzione sulle nostre preoccupazioni per il futuro».

Romana Scopano

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