Attentato incendiario in una fabbrica

Un uomo a volto coperto filmato mentre cosparge di benzina il deposito di cartoni della Marsica ondulanti

SAN BENEDETTO DEI MARSI. A volto coperto. Sa che il perimetro dell’industria è sorvegliato da telecamere. Dopo aver scavalcato la recinzione, agisce con rapidità, come se fosse stata un’operazione più e più volte praticata. Dalla tanica lancia benzina sui cartoni accatastati. Poi innesca le fiamme e fugge. Istanti che danno una certezza: siamo di fronte all’ennesimo attentato incendiario a San Benedetto dei Marsi.

Ma l’inizio di questa cronaca di fuoco e distruzione, che ieri ha stravolto la vita di imprenditori e operai di un’azienda della Marsica, è meglio farla partire dal principio.

Sono le 4,30 del mattino: il telefono dei vigili del fuoco di Avezzano prende a squillare. Dall’altro capo della cornetta c’è Franco Di Genova, uno dei titolari della “Marsica ondulati”, un’impresa di San Benedetto dei Marsi che produce imballaggi di cartone per prodotti ortofrutticoli: «Il capannone sta prendendo fuoco, dentro è pieno di cartone, fate presto».

Dalla caserma arrivano tutti i vigili a bordo dei mezzi a disposizione. Si mobilitano altri pompieri da Sulmona e dall’Aquila: partono altri uomini e altri mezzi. La strada è ancora deserta, ma in lontananza si scorge il sinistro bagliore delle fiamme e la densa colonna di fumo: sono loro la guida degli equipaggi tra le strade del Fucino, fino al luogo del rogo, il piccolo nucleo industriale di San Benedetto.

«Sembrava un inferno», ha commentato un vigile. Il lavoro da fare è molto. I pompieri, insieme agli operai dell’azienda – che sulle loro gru nel frattempo hanno smantellato la parte metallica dell’edificio – sono riusciti a circoscrivere le fiamme. Il magazzino è salvo: danneggiata, solo parzialmente, è una facciata della struttura. Sul posto arrivano anche i carabinieri per raccogliere gli elementi utili a chiarire la natura del rogo, anche se, a prima vista, pare certa la sua origine dolosa. Molto potranno dire le telecamere installate nell’area del capannone. «È sicuro che l’incendio è doloso», si sente dire in giro. E infatti le immagini fugano i pochi, scrupolosi dubbi: il fantomatico uomo a volto coperto si materializza sul monitor. Con agilità scavalca la recinzione e, senza esitazione, comincia a cospargere, con una tanica di benzina, gli oltre 100 metri quadrati di cartoni accatastati fuori dalla fabbrica. Poi cerca di entrare nel capannone per completare l’opera distruttiva, ma non riesce nel suo intento perché la porta è chiusa con un lucchetto. Troppo lavoro per forzarlo e poi non c’è tempo: gli allarmi visivi e sonori sono scattati. Ma prima di fuggire l’attentatore dà fuoco anche a un furgone utilizzato per i trasporti delle cassette.

I carabinieri, dopo un vertice in caserma e dopo aver ascoltato i titolari dell’azienda, hanno fatto scattare la macchina investigativa. Qualche sospetto c’è, ma è ancora presto per nutrire ottimismo. Gesto di un folle, ritorsione, vendetta tra imprenditori agricoli, racket? Tutto viene vagliato. Anche possibili collegamenti con i tanti roghi dolosi che nell’ultimo decennio hanno distrutto o danneggiato aziende agricole nella stessa zona. A San Benedetto dei Marsi le estati con i roghi dolosi sono una costante.

Dario Pallotta

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