Attori con disabilità brillano sugli schermi con il Don Chisciotte

Comunità XXIV luglio, progetto “La mano nel cappello” In scena anche i volontari. Lo slogan: “Handicappati e non”

L’AQUILA. «Vossignoria non muoia signor mio, pigli il mio consiglio, badi a vivere, ché non può fare l'uomo peggiore bestialità in questa vita del lasciarsi morire così alla babbalà, senzaché nessuno lo ammazzi né altre mani lo finiscano fuorché quelle della malinconia». Le parole di Sancho Panza rivolte a un don Chisciotte in punto di morte, rivelano forse quello che è il senso di un libro che continua ancora oggi a ispirare progetti creativi. Uno di questi è “La mano nel cappello”, il film realizzato all’interno della Comunità per disabili XXIV luglio.

Una storia creativa e avvincente che ricalca a pieno la realtà di questo sodalizio che da oltre trent’anni porta avanti lo slogan politicamente scorretto “handicappati e non”. È la storia di tre ragazzi (Luca Serani, Matteo Di Genova, Alessandra Busilacchio) si incontrano, per motivi diversi, in una comunità per disabili e provano a confrontarsi con i suoi ospiti, con la loro quotidianità, ma anche con la straordinarietà dell'allestimento di uno spettacolo teatrale, il Don Chisciotte. L’approccio al teatro attraverso il linguaggio del corpo ha permesso di affrontare blocchi e insicurezze dei protagonisti di questa avventura cinematografica che non si serve di attori professionisti. Un percorso in cui passione e follia vanno di pari passo nella rincorsa di ciascuno dei personaggi ritratti dalla macchina da presa contro i mulini al vento. La sfida è anche ai pregiudizi sulla disabilità: di qui il titolo che richiama l'espressione inglese “hand in cap”, tra lotterie e corse di cavalli. La regia è del giornalista Francesco Paolucci che firma anche la sceneggiatura insieme a Giuseppe Tomei e Luca Serani. Il montaggio è a cura di Stefano Ianni, mentre la fotografia è di Francesco Colantoni. Le musiche originarie sono dei Malia e durante il film si sente anche una canzone di Francesco Moscardi. Volontari e disabili, qui in veste di attori, alternano le attività della comunità e la loro vita quotidiana alle prove per lo spettacolo. I provini, l'assegnazione delle parti, la lettura del copione, la preparazione delle scenografie e dei costumi, i rapporti personali: una giostra rocambolesca dove tutti vengono continuamente messi alla prova.

Fabio Iuliano

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