Avezzano, 18 arresti per sfruttamento dell'immigrazione clandestina

AVEZZANO. Sfruttavano false attestazioni di assunzione per favorire l'ingresso di immigrati clandestini in Italia. La polizia, questa mattina, ha eseguito 18 istanze di custodia cautelare richieste dal sostituto procuratore David Mancini della procura della Repubblica dell'Aquila e disposte dal gip del tribunale Marco Billi.

Sei persone sono ritenute responsabili di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'ingresso illegale in Italia e della permanenza in condizioni di illegalità sul territorio nazionale; i rimanenti sono ritenuti responsabili, in concorso, di favoreggiamento alla permanenza in condizioni di illegalità sul territorio nazionale. A nove persone è stata notificata la custodia cautelare in carcere.

Si tratta di Sonia Iacoboni, 38 anni di Avezzano, che gestiva un agenzia di servizi che tramite deleghe notarili gestiva il flusso; Luciano Iacovitti (62) di Tagliacozzo, Paolo Di Carlo (62) di Avezzano e Costantino Lucarelli (57) di Avezzano, intermediari dell'operazione, oltre a Kasem Abul (37) e Kar Chandar (31), entrambi del Bangladesh ma residenti nella Marsica, che fornivano i contatti con l'estero. Queste sei persone dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Arresti anche gli imprenditori avezzanesi Benedetto Di Maggio (38), Mario Chicarelli (72), Antonello Ferreri (27). Altre nove persone sono agli arresti domiciliari tra Roma, Ascoli Piceno e alcune località della Marsica.

In base alle indagini il gruppo avrebbe consentito l'ingresso sul territorio nazionale di extracomunitari facendo risultare la sussistenza di rapporti lavorativi in realtà inesistenti. E questo al fine di ottenere visti d'ingresso. Molti extracomunitari nordafricani hanno scelto di pagare sino a 9.000 euro a imprenditori italiani disposti, dietro compenso, ad attestare la volontà di assumere: dopo l'ingresso in Italia il rapporto lavorativo non si perfezionava e gli extracomunitari proseguivano la loro permanenza in condizioni di illegalità. Il fenomeno ha interessato particolarmente imprenditori della Marsica.

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