Il procuratore della Repubblica di Avezzano Andrea Padalino Morichini

Avezzano, appalti pilotati: «L’inchiesta è più vasta e ci sono molte prove»

Parla il procuratore della Repubblica Padalino: «Chiuso il caso del pm accusato di corruzione. Le elezioni nei Comuni non possono condizionarci. Nessuna fuga di notizie»

AVEZZANO. «L’inchiesta è molto, molto vasta, al di là dell’immaginabile: quello che è emerso finora è una sorta di aperitivo». Parole nette quelle del procuratore di Avezzano, Andrea Padalino Morichini, sull’indagine che riguarda un presunto sistema Marsica fatto di appalti pilotati e mazzette. Un’inchiesta nata dalle dichiarazioni del grande accusatore Angelo Capogna, l’uomo dell’illuminazione pubblica, e chiusa con gli avvisi a 36 persone, fra politici, amministratori e professionisti.
Un’indagine che ha fatto rumore, a ridosso delle elezioni amministrative dell’11 giugno, e che ha gettato ombre sulla stessa Procura, visto il coinvolgimento di un pm.
«Faccio delle precisazioni che possono risuonare scontate», afferma Padalino, affiancato dal sostituto Maurizio Maria Cerrato, «ci troviamo alle prese con un procedimento che vede numerosi indagati per fatti di rilievo. Però la fase è quella della chiusura delle indagini preliminari, questo è fondamentale. Noi, come magistrati addetti alla Procura, riteniamo consistenti gli elementi raccolti. Abbiamo depositato gli atti, dai quali emergono anche dichiarazioni che chiamano in causa la responsabilità di un magistrato di questa Procura. Dichiarazioni pesanti rese dal Capogna. Ci troviamo in una fase nella quale si è già proceduto al vaglio di queste dichiarazioni e queste sono risultate del tutto vere per ciò che riguarda quello che il Capogna ha detto, ma infondate perché il convincimento del Capogna che le somme fossero destinate a un magistrato di questa Procura non corrisponde. Il Capogna ha dato consistenti somme di denaro a un terzo soggetto che gli aveva detto che sarebbero state consegnate a un magistrato della Procura perché interferisse illecitamente nei confronti di altri giudici per determinare in un certo modo diversi processi anche civili che vedevano in causa il Capogna. Quando queste dichiarazioni sono state fatte dal Capogna è stata immediata la trasmissione degli atti a Campobasso, il tribunale che si occupa dei nostri casi. Un materiale molto scottante. Forse potevamo depositare gli atti con degli omissis, ma avrebbero potuto sollevare un vespaio di congetture e non era il caso. Gli accertamenti si sono svolti in modo scrupoloso e approfondito e hanno portato a una richiesta di archiviazione nei confronti del magistrato in questione, che non solo è risultato che non ha mai percepito un euro ma soprattutto non ha nemmeno svolto una illecita attività di influenza. La vicenda, quindi, è chiusa. Capogna ha dato i soldi con la chiara intenzione che sarebbero arrivati al magistrato, ma si dà il caso che il cosiddetto intermediario se li è intascati. Su questo so quali possono essere gli sbocchi ma non voglio dire niente. Essendo il magistrato parte offesa la competenza continua a essere a Campobasso. Quando abbiamo depositato gli atti eravamo consapevoli che da qui a poco sarebbe uscita questa notizia. Non avrebbero potuto esserci degli omissis perché era doveroso che gli avvocati, nell’esercizio del loro mandato difensivo, avessero una chiara visione di tutte le dichiarazioni del Capogna. Al contrario sarebbe veramente suonato poco chiaro l’operato della Procura, abbiamo quindi accettato di passare sotto queste forche caudine».
Attività chiusa a meno di un mese dalle votazioni, con il coinvolgimento di alcuni politici.
«Se questo procedimento si è concluso con la fase delle indagini preliminari, ahimè a ridosso delle elezioni amministrative che si terranno in molti Comuni della Marsica, non è stata una nostra strumentalizzazione, come purtroppo molte persone sottoposte a indagine hanno dichiarato. È avvenuto perché da una parte abbiamo dovuto interrompere le indagini, dall’altra abbiamo dovuto aspettare questo aspetto della vicenda, molto delicato, che riguardava il magistrato e sul quale si doveva pronunciare un’altra Procura. Detto ciò, il tempo di preparare gli atti e siamo arrivati a ridosso delle elezioni, ma è il caso di precisare che a noi delle elezioni interessa molto poco, quindi si è trattato di una sfortunata coincidenza. Ma non possiamo tenere un procedimento pendente in attesa che si vada a votare, noi non influiamo sulle elezioni amministrative ma è evidente che le elezioni non possono influire sul nostro lavoro».
Il procuratore respinge anche le accuse sulla fuga di notizie.
«Le dichiarazioni di Capogna si riferiscono a fatti del 2009-2010», precisa, «verosimilmente il 90% dei fatti andrà incontro a prescrizione, ma naturalmente la valutazione la devono fare le parti. Se le parti, che stanno proclamando tutte la loro innocenza, vogliono rinunciare alla prescrizione sono liberissime di farlo. Il caso della senatrice Pezzopane? Non posso aggiungere niente. Una cosa che mi preme precisare: ho letto di alcune persone sottoposte a indagine che si dolgono di fughe di notizie da parte della Procura che anticiperebbe alcune iniziative prima ancora di averle comunicate ai destinatari. Non è vero, nei procedimenti con tanti indagati i tempi delle notifiche purtroppo subiscono degli sfasamenti. O queste ricorrenti dichiarazioni sono maliziose oppure sono fatte da chi, non essendo a conoscenza dei meccanismi di legge, ritiene in perfetta buona fede di subire delle fughe di notizie. Da parte di questa Procura non ci sono mai state. Adesso è il giudice che ci deve dire se gli elementi da noi raccolti sono consistenti e suscettibili di pervenire a una sentenza di condanna nei confronti di tutti o di alcuni degli indagati, è il giudice che scrive la verità processuale. La nostra valutazione si basa sugli elementi raccolti, che a nostro giudizio sono consistenti e ci inducono a dare credito alle dichiarazioni rese dal Capogna».
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