Avezzano: insulti razziali in classe, a processo  

Studentessa di Avezzano rinviata a giudizio per le aggressioni a una ragazza pakistana: «Puzzi di cipolla, non ti hanno lapidata?» 

AVEZZANO. «Perché non ti hanno lapidata in Pakistan? Pakistana di m... puzzi di cipolla. Adesso che fai che non c’è la preside... straniera di m...». Con l’accusa di lesioni, e con l’aggravante di essere state commesse con finalità di odio etnico e razziale, è stata rinviata a giudizio una 25enne di Avezzano, M.E.S., studentessa all’epoca dei fatti contestati. Le minacce e le aggressioni sarebbero cominciate nel 2006, quando la vittima, nata in Pakistan ma da tempo residente in città, aveva 16 anni. Alcuni degli episodi, stando alla denuncia, erano avvenuti in un istituto superiore della città.
«Frequentavo un ragazzo quando le amiche di una comitiva, alcune delle quali erano nella mia scuola (anche l’imputata, ndr), cominciarono a maltrattarmi, sputandomi in faccia e tirandomi i capelli», ha raccontato la straniera, «all’epoca non ho fatto denunce. Da quell’episodio sono passati diversi anni ma ogni volta che incontravo la ragazza mi ingiuriava dicendomi: pakistana di m..., puzzi di cipolla perché non ti lavi. Ho perso tutte le amiche e non uscivo più di casa perché avevo paura. Nel 2012 mi ha insultato a scuola, sempre con le stesse frasi. Sono andata dalla preside. Dopo gli accertamenti c’è stato soltanto un avviso orale. Il giorno dopo la ragazza ha continuato con i suoi comportamenti e a quel punto la preside l’ha sospesa. La seconda volta la ragazza è entrata nella mia classe e mi ha insultato davanti a tutti i compagni».
Fino all’aggressione. Avvenuta, stando agli atti del tribunale, il 17 maggio 2012, nei pressi del bar della stazione ferroviaria. «Ricordo che si è legata i capelli», il racconto della parte lesa, «e si è tirata su le maniche dicendomi: che fai? Adesso che non c’è la preside, straniera di m..., perché non ti hanno lapidata in Pakistan, t..., lo sai che sei una figlia di t... A quel punto mi ha preso i capelli sferrandomi calci e pugni. Sono caduta a terra».
Una pattuglia dei vigili urbani passata nelle vicinanze si era fermata e aveva chiamato l’ambulanza. La giovane aggredita era stata portata al pronto soccorso dell’ospedale. Dopo questo episodio la giovane straniera aveva deciso di non frequentare più le lezioni al mattino ma quelle serali. Il caso era finito davanti al giudice di pace Alberto Paolini. Ma vista la contestazione dell’odio razziale nei confronti dell’imputata, fatta dal pm Alessia Marchione, nel 2014 il giudice di pace aveva deciso di dichiarare la propria incompetenza. Gli atti erano stati trasmessi alla Procura e il caso era finito all’attenzione del governo. Il giudice per l’udienza preliminare, Francesca Proietti, esaminate le carte, ha deciso per il rinvio a giudizio. La pakistana è assistita dagli avvocati Lucio Cotturone e Franco Colucci.
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