Avezzano "sbatte" contro l’emergenza alcol / VIDEO-DENUNCIA

Gli iscritti al Servizio dipendenze (Serd) sono oltre 1.600 e aumentano gli atti vandalici dopo la movida. Il direttore Di Salvatore: «Età d’iniziazione a 11 anni e fuori casa». Il caso in tv da Bruno Vespa su Porta a Porta

AVEZZANO. C’è un primato non invidiabile: avezzanesi e marsicani al top in Italia per il consumo di bevande alcoliche. Il triste fenomeno è tornato in ballo con la serata folle di alcuni giovani che hanno messo a soqquadro la città durante la movida del sabato sera. E il quadro che emerge dal Serd (Servizio dipendenze) è lo specchio di quell’allarmante fenomeno che attanaglia Avezzano e la Marsica: gli iscritti, con problemi allo stadio più avanzato, in particolare tra i 40 e i 60 anni, ma non mancano tanti giovani, hanno superato quota 1.600. Numeri che hanno offerto lo spunto di un approfondimento anche da parte della trasmissione televisiva Porta a Porta di Bruno Vespa nel corso della quale Avezzano è rimbalzata in primo piano.

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L'emergenza alcol ad Avezzano: "Senza la sbornia non si va avanti il sabato sera"
La città in primo piano nel servizio mandato in onda durante la puntata Rai di Porta a porta di Bruno Vespa

«Quando si arriva qui, però», afferma il direttore Adelmo Di Salvatore (vedi foto) «ormai è tardi. Occorre intervenire prima, poiché anche la causa degli incidenti stradali legati al bere riguarda giovani tra i 19 e i 39 anni. Stiamo lavorando per aprire una struttura specializzata nella Marsica, dove sono attivi anche 18 gruppi di auto mutuo aiuto, il doppio del dato nazionale, finalizzata a contrastare il micidiale mix di alcol, droghe e gioco d’azzardo. Abbiamo frequenti ricoveri di adulti e giovani per problemi legati al consumo di bevande alcoliche in strutture extraregionali».

Dottor Di Salvatore, l’età dei giovani che bevono si è abbassata in questi anni?
«No, è cambiata la modalità di consumo: un tempo un sorso di vino si sperimentava con i nonni già alle elementari, attorno a 6-8 anni; ora l’età di iniziazione è verso gli 11-12 anni, però fuori casa, in una sorta di sfida e trasgressione per sentirsi all’altezza del gruppo dei pari: ragazzi e ragazze bevono fino a 5-6 bicchieri di vino o altre bevande alcoliche in rapidissima sequenza».
L’effetto, ovviamente, è lo sballo, apripista al teppismo. Quale ruolo per gli adulti?
«Non basta soltanto dire ai ragazzi di non bere. Ciò che conta prima di tutto è il modello di comportamento. I genitori e gli adulti dovrebbero guardare a loro stessi e, se necessario, cambiare il comportamento. Se uno beve non funziona».
E quale ruolo per le amministrazioni?
«Prima di tutto bandire le sponsorizzazioni e i finanziamenti a manifestazioni dove è prevista la vendita di bevande alcoliche, poiché quelle iniziative vanno contro i principi della buona amministrazione, e promuovere gli eventi dove l’alcol è bandito. Tantissimi incidenti avvengono dopo queste feste all’insegna del bere».
L’accesso all’alcol per i giovani sembra abbastanza facile in città, dove non tutte le attività rispetterebbero le regole.
«Le politiche locali dovrebbero prevedere più controlli in tutti gli esercizi pubblici e i bar per contrastare la vendita di alcolici ai minori di 18 anni. La legge lo vieta».
E la scuola?
«Qualche tempo fa ho denunciato una scuola che aveva coinvolto i ragazzi in un concorso per realizzare l’etichetta di un vino. È sbagliato. Non va dimenticato che l’alcol, contenuto nelle bevande alcoliche, vino compreso, è cancerogeno, tossico ed è la droga socialmente più pericolosa».
Contro il pericoloso fenomeno il Serd (0863-499850) svolge una forte attività di prevenzione e contrasto con interventi medico-psicologico e sociale. Nel settore operano pure 18 gruppi di auto-mutuo-aiuto collegati a un’associazione regionale (3337485077), un ausilio importante per aiutare le famiglie con problemi. La legge 189 del 2012 ha sancito il divieto di vendita alcolici ai minori di 18 anni e l’obbligo di richiesta da parte del venditore di un documento di identità: in caso di violazione è prevista una sanzione da 250 a 1.000 euro che sale da 500 a 2.000 per i recidivi con sospensione dell’attività per tre mesi.
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